Μακάριοι (Macarioi) beati: inno morale o incitamento alla rivoluzione? (quarta parte)



Eccoci arrivati al capolinea dell’analisi di questi otto, più uno, versetti di Matteo. Anche se è sembrato strano partire da Luca e dedicare ben tre articoli a quest’agiografo, ora si cercherà di dare un senso a tutto e far comprendere i motivi della scelta seguita. Armatevi di un po’ di buona volontà e seguite liberi da pregiudizio i ragionamenti finali, descritti in questo ultimo e lungo (lo si premette) articolo. 
Abbiamo finora visto come Luca descriva alcuni eventi della vita del nazareno, come la lettura del capitolo 61 di Isaia nella sinagoga di Nazareth, con annessi sbeffeggiamenti del popolo di Israele da parte di Gesù. Tentiamo ora di determinare se troviamo qualcosa di simile anche in Matteo. Essendo quest’ultimo vangelo uno dei tre cosiddetti sinottici, dovrebbe essere possibile riscontrare una corrispondenza e infatti (si da per assodato che i precedenti tre articoli siano stati letti): 


Matteo 4:12-17 versetti in italiano tratti dalla TILC: 
12 Quando Gesù seppe che Giovanni il Battezzatore era stato arrestato e messo in prigione, si recò in Galilea. 13 Non rimase a Nàzaret, ma andò ad abitare nella città di Cafàrnao, sulla riva del lago di Galilea, nei territori di Zàbulon e di Néftali. 14 Così si realizzò quel che Dio aveva detto per mezzo del profeta Isaia: 
15 Terra di Zàbulon e terra di Néftali, 
strada che va dal mare al Giordano, 
Galilea abitata da gente pagana: 
16 il popolo che vive nelle tenebre 
vedrà una grande luce. 
Per chi abita il buio paese della morte 
è venuta una luce. 
17 Da quel momento Gesù cominciò a predicare il suo messaggio. Egli diceva: 'Cambiate vita, perché il regno di Dio è vicino!'. 


È sorprendente come in soli cinque versetti Matteo descriva quanto, Luca, racconta in quattordici versetti (Luca 4:16-30 la famosa presa per i fondelli nella sinagoga di Nazareth), senza venire meno alla valenza messianica di Gesù attraverso – guarda caso – un passo di Isaia, che qui si riporta: 


Isaia 8:23 – 9:1 versetti in italiano tratti dalla TILC: 
23 Però non ci saranno sempre tenebre sulla terra che ora è afflitta. Il territorio delle tribù di Zabulon e di Neftali nel passato è stato umiliato dal Signore, ma il futuro sarà glorioso per la strada che va dal Mediterraneo al Giordano, cioè la Galilea, dove vivono gli stranieri. 
1 Il popolo che camminava nelle tenebre 
ha visto una grande luce. 
Ora essa ha illuminato il popolo 
che viveva nell'oscurità. 


Per completezza, va segnalato che Matteo inserisce la visita di Gesù alla sinagoga di Nazareth alla fine del capitolo 13, riportando la famosa frase: 'Un profeta è disprezzato soprattutto nella sua patria e nella sua famiglia'. Mentre la parte di presa per i fondelli della gota israelita, la pone dopo il capitolo 15. 
Pertanto, con un passaggio stilistico impeccabile e un aggancio al libro di Isaia altrettanto sorprendente, l’agiografo Matteo propone alla comunità giudaica, a cui si sta rivolgendo, un Gesù che illumina le genti. Comprendete perché si è partiti da Luca? Perché l’evangelista ora in esame è molto bravo a proporre un nazareno apparentemente meno avverso al popolo cui parla, ma più in linea con le loro tradizioni, tant'è che dal versetto 4:17, momento in cui il “figlio del falegname” sembra iniziare la sua predicazione secondo Matteo, di scontri sul sabato, sul digiuno, sul perdonare i peccati non ce ne sono. Matteo è attento a spostare tutto più avanti, quando ormai ha convinto il lettore e l’uditore che l’uomo proposto è l’eletto. Si noti che per esempio, per evitare lo scontro con la tradizione, in Matteo l’annunciazione non è menzionata, si parla solo di “spirito santo” che fa rimanere “in stato di gravidanza” Maria. Così come non è menzionata la presentazione al tempio di Gesù per la circoncisione dopo otto giorni, né quantomeno il ritrovamento dello stesso tra i sapienti, ciò perché non avrebbe reso il “figlio del falegname” differente dal resto del popolo. Luca si può permettere invece di descrivere queste cose perché, per i cosiddetti “gentili”, questi eventi erano estranei e, forse, quasi “iniziatici”. 
Ricapitolando le scelte stilistiche di Matteo: 
  • la visita alla sinagoga di casa del nazareno viene posta alla fine del capitolo 13 
  • il discorso sull'importanza del sabato viene posto al capitolo 12 
  • la presa per i fondelli alla gota israelita, inserito dopo il capitolo 15 
tutto ciò Luca lo inserisce prima delle beatitudini. Il perché ora è stato svelto: Matteo non può, a causa dei suoi lettori e uditori, mostrare subito la parte rivoluzionaria del rabbino di Nazareth. Li deve condurre a comprendere che il suo messaggio è accettabile e compatibile con la legge, anzi la completa. Perciò, subito dopo la proclamazione delle beatitudini mattiane (che andremo ad analizzare tra poco), l’agiografo mette in bocca queste parole a Gesù (cosa che Luca manco si sogna di fare): 


Matteo 5:17 versetti in italiano tratti dalla TILC: 
17 'Non dovete pensare che io sia venuto ad abolire la legge di Mosè e l'insegnamento dei profeti. Io non sono venuto per abolirla ma per compierla in modo perfetto. 


Matteo 5:17 versetti in greco tratti dalla Nestle-Aland 28° edizione: 
17 Μὴ νομίσητε ὅτι ἦλθον καταλῦσαι τὸν νόμον ἢ τοὺς προφήτας· οὐκ ἦλθον καταλῦσαι ἀλλὰ πληρῶσαι. 


Specifichiamo subito una cosa, la TILC (Traduzione in Lingua Corrente) ha deciso di tratture καταλῦσαι (katalusai) con abolire, in realtà significa distruggere, abbattere fisicamente. Chi ha letto i vecchi articoli presenti in questo blog, questa informazione l’avrà sicuramente trovata. Ma cosa centra con il nostro discorso? Semplice, perché il termine greco usato per indicare legge: νόμον (nomon), è usato anche nella LXX (la traduzione in greco del vecchio testamento) e traduce sempre il lemma ebraico תּוֹרָה (torah), cioè le tavole della legge, quelle date da YHWH a Mosè sul monte Sinai: 


Esodo 24:12 versetto in ebraico tratto dalla BHS (Bibbia Eebraica Stuttgartensia): 
וַיֹּ֨אמֶר יְהוָ֜ה אֶל־מֹשֶׁ֗ה עֲלֵ֥ה אֵלַ֛י הָהָ֖רָה וֶהְיֵה־שָׁ֑ם וְאֶתְּנָ֨ה לְךָ֜ אֶת־לֻחֹ֣ת הָאֶ֗בֶן וְהַתֹּורָה֙ וְהַמִּצְוָ֔ה אֲשֶׁ֥ר כָּתַ֖בְתִּי לְהֹורֹתָֽם׃


Esodo 24:12 versetto in greco tratto dalla LXX: 
καὶ εἶπεν κύριος πρὸς Μωυσῆν Ἀνάβηθι πρός με εἰς τὸ ὄρος καὶ ἴσθι ἐκεῖ· καὶ δώσω σοι τὰ πυξία τὰ λίθινα, τὸν νόμον καὶ τὰς ἐντολάς, ἃς ἔγραψα νομοθετῆσαι αὐτοῖς. 


Esodo 24:12 versetto in italiano tratto dalla TILC: 
Il Signore disse a Mosè: 'Sali da me sul monte: quando sarai lassù, io ti darò le tavole di pietra su cui ho scritto gli insegnamenti e la legge per istruire gli Israeliti'. 


Si è voluto qui riportare i vari versetti sia del nuovo, che del vecchio testamento, evidenziando per facilità, il termine torah, nomon e legge così da mostrare al lettore che si sta parlando dello stesso oggetto. Questo passo è quindi fondamentale per comprendere lo spirito profondamente israelita con cui Matteo presenta il suo nazareno. Correttamente non dice abrogare la legge, ma distruggerla, eliminarla fisicamente, proprio perché la torah è qualcosa di concreto, fisico e conservato nell'arca dell’alleanza. Inoltre, tale informazione ci può far capire anche la sottostante missione di questo personaggio: la “marcia su Gerusalemme” non era destinata alla distruzione del tempio, luogo in cui stavano depositate le tavole della torah, ma a un cambio di gestione di esso, all'abbattimento del narcisismo in esso contenuto. È comprensibile che molti ora stiano storcendo il naso, da millenni si vuol far credere che il rabbino di Galilea sia andato oltre la sua cultura, abbattendo di fatto il tempio (che ricordiamolo, era il sancta sanctorum del popolo di Israele, il luogo del potere politico e religioso). Chi ha letto i miei vecchi articoli riguardanti questi passi evangelici, troverà riferimenti all'idea che il nazareno sia venuto a distruggere i progetti di YHWH, esposti da Isaia nel suo libro. Purtroppo, non è così! Per l’agiografo mattiano, Gesù è venuto a dare corso proprio a quelli! Il motivo ora è chiaro (all'epoca non l’avevo capito e mi ero lasciato plagiare dal mio insegnante), il rabbino di Galilea deve abbattere coloro che hanno la dura cervice, coloro che hanno fatto della grandezza in spirito, del narcisismo, il loro unico motto esteriore (i farisei che si percuotono il petto in prima linea, così da essere benvisti e ben giudicati da tutti), preferendo questa via a quanto ordinato da YHWH. Ecco perché Matteo fa dire questo a Gesù:


Matteo 15:24 versetto in italiano tratto dalla TILC:
Gesù disse: - Io sono stato mandato soltanto per le pecore sperdute del popolo d'Israele.


Palesando così la sua missione! Un mandato ricevuto solo per il popolo delle dodici tribù di Israele, che si erano allontanate dalla torah per via dei capi troppo concentrati su se stessi, lasciando abbandonato il popolo. Il "per tutti" è solo un'interpretazione postuma. Questo avvalla anche il nostro ragionamento dell'articolo precedente, in cui si è voluto sottolineare che le 72 parole utilizzate per descrivere le otto beatitudini (quelle sempre studiate) non sottintendono l'universalità del messaggio.
Detto questo, torniamo al versetto in cui si enuncia, agli uditori del monte, che il betlemita non è venuto per abbattere la legge. In quelle parole è chiaro che l’agiografo stia mettendo le mani avanti nei confronti dei lettori e uditori, in modo da rassicurare gli animi dopo aver messo in bocca, al nuovo Mosè, le beatitudini. È come se oggi un buddista venisse qua, da noi, e dicesse che il maestro orientale ha sbeffeggiato tutti i maestri indù per instaurare una nuova tradizione d’insegnamento. A noi poco potrebbe importare, anzi lo vedremmo come un anticonformista in grado di pensare con la sua testa e modificare la sua realtà. Questo vale per noi, ma forse la stessa storia raccontata in un Āśrama, luogo in cui si radunano in meditazione discepoli e maestri yogi, non sarebbe accolta come da noi e il buddismo, invece di essere visto come un qualcosa di utile e positivo, potrebbe addirittura diventare qualcosa da contrastare. Perciò diventa propedeutico rielaborare alcuni eventi al fine di renderli più “digeribili” dai partecipanti dell'Āśrama. Matteo ha fatto proprio così. L’intero discorso delle beatitudini è modificato a dovere, così come tutto il messaggio del “figlio del falegname”. Certo, qualcuno potrebbe obiettare che non si ha la sicurezza dell’autenticità neanche per la storia di Luca e ha perfettamente ragione, perciò è preferibile, tra le incertezze, scegliere il racconto scritto per destinatari non coinvolti in prima persona. Pensate a cosa capita a voi quando dovete raccontare una storia in cui è protagonista un vostro caro amico, se la raccontate a gente completamente estranea a lui, la raccontate con molti meno filtri, inserendo anche eventuali informazioni poco piacevoli, no? Pertanto, è un racconto più aderente ai fatti. Ecco spiegato fino in fondo il motivo per cui si è fatto tutto questo giro, per arrivare a trattare i versetti che ora studieremo. 
A questo punto un paio di annotazioni storiografiche, per capire il proseguire del ragionamento, sono doverose. Pur ammettendo che non si ha la certezza della datazione in cui fu scritto la prima copia del vangelo secondo Matteo, la maggior parte degli studiosi afferma che esso sia stato stilato intorno all'anno della distruzione del secondo tempio di Gerusalemme, per opera dei romani; quindi introno al 70 d. C. Basti pensare che il primo riferimento a un testo scritto dal discepolo Matteo proviene da Papia, vescovo di Hierapolis in Anatolia, negli anni 120. Papia, la cui testimonianza è tramandata da Eusebio di Cesarea (IV secolo), scrisse: “Matteo ordinò in lingua ebraica (o: aramaica) i detti, e ciascuno lo tradusse (o: interpretò) come meglio poté”. Questo per contenere eventuali possibili obiezioni sui ragionamenti che si faranno da qui in avanti. Essendo, sia il vangelo di Luca, che di Matteo, stati scritti dopo i fatti ivi narrati, è molto probabile che molte delle, così dette, profezie messianiche in essi contenute e poi verificatesi (per esempio la distruzione del tempio di Gerusalemme, l’annuncio della sua morte e resurrezione) siano frutto di rielaborazioni postume, funzionali a rendere maggiormente d’impatto la figura del rabbino di Nazareth e perciò a valorizzare ancora di più la tesi della parusia, vista nel precedente articolo. In altri termini non si ha la certezza di nulla, per cui ogni posizione è valida fino a prova contraria. A nostro modesto parere, considerando il modo di divulgazione degli scritti dell’epoca: per copiatura; è sicuramente possibile che nel ricopiare il vangelo di Matteo e Luca, molte informazioni siano state inserite successivamente per persuadere con maggiore efficacia a far parte del movimento. Inoltre, va specificato che i più antichi manoscritti che riportano per intero i vangeli canonici, risalgono agli inizi 300 d. C. Prima di tale data, abbiamo solo frammenti non sufficienti per ricostruire un intero scritto, ma solo porzioni di esso (vedere articoli sulla storia dei vangeli presenti sempre in questo blog). Ciò per farvi riflettere in merito al fatto che in circa tre secoli è tranquillamente possibile inserire, togliere, rimaneggiare gli eventi in modo certamente funzionale. Pertanto, fino a che non si dimostri che le posizioni qui assunte sono sbagliate, ciò che oggi noi leggiamo è frutto di almeno trenta decadi di modifiche del messaggio originario, da parte delle varie comunità in cui è passato il testo (così come sottolineato dal vescovo Papia). Di nuovo, tale appunto filologico è d’uopo per arginare possibili obiezioni che possono derivare da una lettura dei nostri ragionamenti e successiva sovrapposizione di questi al testo di Matteo. 
Ricapitolando, quindi, ci si trova di fronte: 
  • Alla stessa storia narrata da Luca, ma raccontata in modo differente perché si sta parlando a un interlocutore diverso, esempio: 
    • Gli argomenti di rivolta contro la gota israelita dell’epoca sono descritti prima delle beatitudini in Luca, dopo le beatitudini in Matteo, questo perché Luca mostra da subito il carattere rivoluzionario del nazareno, mentre Matteo lo vuole proporre in modo progressivo, tipo Mosé che dopo aver mostrato le tavole della legge ottenute sul Sinai, conduce il popolo della dura cervice fino alla terra promessa fidandosi di YHWH. 
  • A un vangelo, come quello di Luca, scritto intorno al 70 d. C. e per cui molti degli eventi inseriti, si sono verifica prima che fossero inseriti (vedi distruzione del tempio), quindi profezie già accertate.
  • Ultimo punto, il vangelo è scritto in greco con radici profonde nella trazione ebraica, quindi non è possibile prescindere dal leggere i modi di dire del “figlio del falegname” senza accedere al pensiero israelitico dell’epoca. 
Fatte queste puntualizzazioni, veniamo alle famose otto, più una, beatitudini che qui riproponiamo, anche se presenti nel primo articolo: 


Matteo 5:3-12 versetti in greco tratti dalla Nestle-Aland 28° edizione: 
3 Μακάριοι οἱ πτωχοὶ τῷ πνεύματι, ὅτι αὐτῶν ἐστιν ἡ βασιλεία τῶν οὐρανῶν. 
4 μακάριοι οἱ πενθοῦντες, ὅτι αὐτοὶ παρακληθήσονται. 
5 μακάριοι οἱ πραεῖς, ὅτι αὐτοὶ κληρονομήσουσιν τὴν γῆν. 
6 μακάριοι οἱ πεινῶντες καὶ διψῶντες τὴν δικαιοσύνην, ὅτι αὐτοὶ χορτασθήσονται. 
7 μακάριοι οἱ ἐλεήμονες, ὅτι αὐτοὶ ἐλεηθήσονται. 
8 μακάριοι οἱ καθαροὶ τῇ καρδίᾳ, ὅτι αὐτοὶ τὸν θεὸν ὄψονται. 
9 μακάριοι οἱ εἰρηνοποιοί, ὅτι αὐτοὶ υἱοὶ θεοῦ κληθήσονται. 
10 μακάριοι οἱ δεδιωγμένοι ἕνεκεν δικαιοσύνης, ὅτι αὐτῶν ἐστιν ἡ βασιλεία τῶν οὐρανῶν. 
11 μακάριοί ἐστε ὅταν ὀνειδίσωσιν ὑμᾶς καὶ διώξωσιν καὶ εἴπωσιν πᾶν πονηρὸν καθ’ ὑμῶν ψευδόμενοι ἕνεκεν ἐμοῦ. 
12 χαίρετε καὶ ἀγαλλιᾶσθε, ὅτι ὁ μισθὸς ὑμῶν πολὺς ἐν τοῖς οὐρανοῖς· οὕτως γὰρ ἐδίωξαν τοὺς προφήτας τοὺς πρὸ ὑμῶν. 


Matteo 5:3-12 versetti in italiano tratti dalla TILC (Traduzione in Lingua Corrente): 
3 'Beati quelli che sono poveri di fronte a Dio: Dio dona loro il suo regno. 
4 Beati quelli che sono nella tristezza: Dio li consolerà. 
5 Beati quelli che non sono violenti: Dio darà loro la terra promessa. 
6 Beati quelli che desiderano ardentemente quello che Dio vuole: Dio esaudirà i loro desideri. 
7 Beati quelli che hanno compassione degli altri: Dio avrà compassione di loro. 
8 Beati quelli che sono puri di cuore: essi vedranno Dio. 
9 Beati quelli che diffondono la pace: Dio li accoglierà come suoi figli. 
10 Beati quelli che sono perseguitati perché fanno la volontà di Dio: Dio dona loro il suo regno. 
11 Beati siete voi quando vi insultano e vi perseguitano, quando dicono falsità e calunnie contro di voi perché avete creduto in me. 12 Siate lieti e contenti, perché Dio vi ha preparato in cielo una grande ricompensa: infatti, prima di voi, anche i profeti furono perseguitati. 


Matteo 5:3-12 versetti in italiano tratti dalla CEI 2008: 
3 «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 
4 Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. 
5 Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. 
6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. 
7 Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. 
8 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. 
9 Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 
10 Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 
11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi. 


Analizzando i versetti, viene spontaneo chiedersi se abbia ragione la TILC o la CEI, per quanto concerne la traduzione dal greco. Tuttavia, a noi interessa comprendere la situazione in cui avviene questo discorso, al fine di capire a pieno la valenza. Come fatto per il discorso della pianura di Luca, facciamo un’analisi del contesto in cui avviene il sermone della montagna di Matteo. Esso si presenta dopo: 
  • La descrizione di come nasce Gesù, per mezzo dello “spirito santo”; 
  • Arrivo dei magi da oriente (luogo in cui nel vecchio testamento è posto il Gan Eden) 
  • Partenza di Gesù e famiglia verso l’Egitto per scampare alla strage degli innocenti 
  • Ritorno di Gesù e famiglia in Galilea dall'Egitto 
  • Predicazione di Giovanni il battista e battesimo di Gesù nel giordano 
  • Eremitaggio profetico di 40 giorni nel deserto 
  • Partenza della predicazione da Cafarnao 
  • Scelta dei primi discepoli 
  • Predicazione varia a Cafarnao con proclamazione delle beatitudini sul monte 
Chi ha letto i tre articoli precedenti, si sarà reso conto di come Matteo, a differenza di Luca, arriva immediatamente alla trattazione delle beatitudini, subito dopo il ritorno di Gesù dall'Egitto. Basti pensare che la famosa frase: 'Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini', è tutto ciò che Matteo racconta sull'incontro tra il rabbino nazareno e i primi due apostoli: i fratelli Simon Pietro e Andrea. Se rileggete i passi sinottici di Luca, da noi analizzati nei precedenti articoli, verrà immediatamente palesato come l’evangelista mattiano non consideri fondamentale dilungarsi nel raccontare certe cose, poiché lo scopo è altro: non distogliere il pubblico lettore e uditore dal punto focale: i “comandamenti” dati dal maestro di Nazareth al popolo, esattamente come avvenne per Mosè, con YHWH e il popolo di Israele sul monte Sinai. Tuttavia, non vengono eliminate finezze importanti per far si di equiparare il nazareno con il grande condottiero dell’esodo: il nominare Pietro è fondamentale per farlo identificare con il nuovo Aronne (cioè il sommo sacerdote al tempo di Mosè), per questo l’agiografo che sta trattando il discorso della montagna è l’unico che metterà in bocca a Gesù la frase “tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa”. L’importante è far assolutamente credere, a chi legge e ascolta, che il nostro protagonista della Galilea è proprio come il personaggio principale che portò Israele fuori dall'Egitto, cioè di chi diede la libertà al popolo oppresso dal faraone (qui dagli scribi, dai sadducei e dai farisei) 
Prima di proseguire, concedetemi una divagazione filologica al fine di darvi un’idea di alcune mistificazioni apportate anche oggi nella redazione del testo greco. In riferimento alla frase detta da Gesù a Simon Pietro e fratello: (Matteo 4:19) “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini”; si riporta la versione greca per comprendere se anche questo agiografo voglia parlare di reclutatori. Ecco il testo: 


Matteo 4:19 versetto in greco tratto dalla Nestle-Aland 28° edizione: 
19 καὶ λέγει αὐτοῖς· δεῦτε ὀπίσω μου, καὶ ποιήσω ὑμᾶς ⸆ ἁλιεῖς ἀνθρώπων 


In questo caso si è voluto copiare anche i simboli dell’apparato critico, cioè delle annotazioni che i filologi lasciano nel testo per permettere, a chi studia, di capire le vaie lezioni presenti nei manoscritti a disposizione. Il versetto in questione, di cui abbiamo analizzato la variante del vangelo sinottico di Luca nei precedenti articoli, qui è tradotto sia dalla TILC che dalla ESV così: 


Matteo 4:19 versetto in italiano tratto dalla TILC: 
19 Disse loro: 'Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini' 


Matteo 4:19 versetto in inglese tratto dalla ESV: 
19 And he said to them, “Follow me, and I will make you fishers of men.” 


A differenza di Luca, quindi, dove la ESV traduceva diversamente dalla TILC, qui entrambe le edizioni utilizzano pescatori. In effetti Matteo, diversamente dall'agiografo lucano, usa il nome ἁλιεῖς (halieis) che vuol dire proprio pescatori. Pertanto questo verso sembra avvallare la più romantica tradizione plurimillenaria. Il punto è che se osservate nuovamente il testo in greco, noterete che poco prima del lemma ἁλιεῖς (halieis) è presente una sorta di simbolo. Quel simbolo è lì a significare che in alcune delle migliaia versioni pervenutici del nuovo testamento, in quel preciso punto è presente una parolina in più. La parolina presente è γενεσθαι (genesthai), dal verbo γίνομαι (ginomai), che significa: diventare, cioè venire alla vita, iniziare ad essere, ricevere l'essere. In altri termini il nazareno avrebbe detto:” seguitemi, vi farò entrare nell'essenza di pescatori di esseri umani”; non ha una valenza più iniziatica? Non sembra di sentire un Gran Maestro massonico che accompagna gli adepti ad acquisire uno dei gradi della massoneria? Il punto è che la parolina in questione è presente nel Codice Sinaitico o Codex Sinaiticus (Londra, Brit. Libr., Add. 43725; Gregory-Aland no. א o 01), cioè in uno dei più antichi agglomerati di scritti riportanti per intero il nuovo testamento. A livello filologico è una delle fonti più attendibili per la determinazione di quale lezione utilizzare per creare il testo di collazione (il testo con la versione più vicina all'originale). Il Codex Sinaiticus è datato intorno al 330 d. C., raccolte di versioni integrali evangeliche più vecchie non ce ne sono; per intenderci è forse anche più antico del Codex Vaticanus, conservato nella biblioteca vaticana. Più vecchi ci sono solo singoli fogli o frammenti di papiri! Quindi è fondamentalmente una fonde più che autorevole, ma in questo caso no! Chissà come mai? Avrebbe reso lo stesso significato di Luca, facendo comprendere che si trattava di un reclutamento di nuovi reclutatori. Tuttavia per i filologi moderni, intrisi pure loro di teologia romana/bizantina, meglio evitare di trasmettere questa idea anche in Matteo, soprattutto considerando che questo agiografo è l’unico che parla di Pietro come ricevente il primato sulla chiesa, quindi avrebbe potuto far nascere sospetti sul vero ruolo del papato, ma qui ci fermiamo. 
Tornando al discorso della montagna, ormai è chiaro che Gesù è presentato in tutto e per tutto come il nuovo Mosè e in questa direzione vanno interpretati gli oltre 100, per sottolineatura si ripete il valore: più di 100 versetti di “sermone” pronunciato sul promontorio mattiano! Tre capitoli interi: il 5, il 6 e il 7! Ma uno scopo l’ha: nel libro dell’esodo ci sono i famosi capitoli visti nel precedente articolo: dal 20 al 23, in cui Mosè riceve le istruzioni da YHWH e li riporta al popolo di Israele. Così il “nuovo” Mosè, Gesù, espone ai discepoli altrettanti capitoli di norme a compimento di quelle date sul Sinai. Nell'esporre le nuove norme ecco che inizia subito con: 
  • Μακάριοι οἱ πτωχοὶ τῷ πνεύματι, ὅτι αὐτῶν ἐστιν ἡ βασιλεία τῶν οὐρανῶν. 
  • Beati i poveri in spirito, perché di essi è il nuovo ordine sociale 
Che piacciano o no, sappiamo dai precedenti articoli che βασιλεία τῶν οὐρανῶν (basileia tōn ōuranōn) cioè regno dei celi è la teocrazia, la capacità di creare un nuovo corso normativo e sociale. Quindi la seconda parte è identica a Luca e avvalla quanto detto per l’altro agiografo. Il punto qui è la prima parte: beati i poveri in spirito (come tradotto dalla CEI 2008). Per la precisione la questione si concentra sul termine πνεύματι (pneumati). Tradotto con spirito, esso è un dativo neutro singolare preceduto dalla proposizione τῷ, che quindi rende il complemento di stato in luogo: in, nel. Pertanto Gesù sta dichiarando beati i poveri in spirito, cioè quelli che non sono narcisisti, hanno un ego poco sviluppato, sono più propensi ad allinearsi pedissequamente a quanto viene loro detto! La TILC rende questo passo con termini poco giudaici, ma molto più consoni al significato: 
  • Beati quelli che sono poveri di fronte a Dio: Dio dona loro il suo regno 
I poveri di fronte a dio, cioè quelli che si allineano alla legge di YHWH e del “figlio del falegname”, venuto a portarla a compimento (Matteo 5:17). Se qualcuno sta gridando allo scandalo, legga il versetto Matteo 5:20 che qui riportiamo in greco: 


Matteo 5:20 versetto in greco tratto dalla Nestle-Aland 28° edizione (traduzione interlineare): 
Λέγω γὰρ ὑμῖν ὅτι ἐὰν μὴ περισσεύσῃ ὑμῶν ἡ δικαιοσύνη 
Dico a voi che se non abbonda vostra la rettitudine (cioè la qualità di seguire le leggi date) 

πλεῖον τῶν γραμματέων καὶ Φαρισαίων, οὐ μὴ εἰσέλθητε εἰς τὴν βασιλείαν τῶν οὐρανῶν.
superiore gli scribi e farisei no non entrerete dentro il nuovo ordine sociale (regno dei cieli). 


Il fatto è che il bellissimo lemma δικαιοσύνη (dikaiosune), normalmente tradotto con giustizia, crea un concetto collegato alla morale. Qui è il grande problema di leggere questi testi senza conoscere le valenze dei termini veterotestamentari. Nel vecchio testamento il giusto, il retto, è chi segue la legge di YHWH, mentre i farisei, gli scribi e i sadducei vengono visti come quelli che hanno manipolato la parola del signore di Israele, per interpretarla a proprio vantaggio, per porsi al governo al posto di YHWH, per ottenere benefici personali a discapito del popolo. Infatti, YHWH aveva detto: 


Esodo 23:20-22 versetti in italiano tratti dalla TILC: 
20 'Ecco io (YHWH) mando un angelo davanti a te per proteggerti durante il cammino e per condurti nel luogo che ho preparato. 21 Devi rispettarlo e ubbidirgli. Non ribellarti a lui: egli agisce in mio nome e non perdonerebbe la tua disubbidienza. 22 Ma se tu gli ubbidisci e fai quel che ti comando, io sarò nemico dei tuoi nemici e avversario dei tuoi avversari. 


Qui è YHWH che sta dicendo a Mosè di evitare assolutamente di disubbidire alla sua parola, tuttavia cosa fanno i farisei, gli scribi e i sadducei? Fanno ciò che vogliono con tutta la legge, rileggendola a proprio favore e non a favore del signore di Israele e del suo popolo! Fanno i narcisisti! Nulla di spirituale, ma molto concreto, a tal punto che Gesù, nel bel mezzo del suo sermone, ricorda ai presenti cosa è importante: seguire le regole. Quindi i beati poveri in spirito sono quelli che “umilmente accettano gli ordini”, sono quelli che seguono le direttive pedissequamente. Apparentemente, quindi, sembra che i due evangelisti elevano a beati due categorie differenti. No! Perché il povero fisico, l’indigente è di per sé più incline ad essere meno duro di cervice. Pensate alle rivoluzioni più importanti della storia, chi le ha fatte e con l’ausilio di chi? La differenza stilistica nella definizione di beati è dettata dalla platea di lettori e uditori utilizzatori del vangelo di Luca e Matteo. I “gentili”, pubblico a cui si rivolge Luca, non ha minimamente idea del concetto di torah e di “uomini dalla dura cervice”, tipicamente israelita. Perciò parlare di un atteggiamento mentale sarebbe risultato poco comprensibile ai seguaci del vangelo lucano. Tale ragionamento, ovviamente, non vale per i seguaci di Matteo, di origine giudaica e quindi ben consapevoli di tutto ciò. Questo ci porta immediatamente a capire che tra la prima beatitudine di Luca e quella di Matteo non c’è differenza di sostrato! Entrambe sono rivolte a soggetti accomunati dalla medesima situazione psicologica, anche se esposte in modo differente, avendo come obbiettivo quello di invogliare a seguire la causa attraverso la promessa, nel tempo presente del discorso, di un nuovo corso politico-sociale. Se qualcuno vuole obiettare, prima risponda alla domanda: Gesù è figlio di YHWH, l'elohim del vecchio testamento e dio di Israele, oppure no? Se no, allora può obiettare, altrimenti il figlio non può contraddire il padre (come tra le altre cose ribadito con forza dal nazareno). 
A questo punto, fatto il primo grande parallelismo per far comprendere che i due passi hanno sostanzialmente la stessa valenza, anche se esposti in modo differente, è d’uopo analizzare il resto del brano. Si eviterà qui di riproporre lo schema delle otto, più una, beatitudini perché ben descritto nel primo articolo di 6 anni fa (e si da per scontato che lo si abbia letto), presente in questo blog. Si dirà solamente che la prima e le ultime due beatitudini sono poste al presente, con preciso scopo di includere le altre in mezzo, così come fatto da Luca. Tant'è che le ultime due (l’ottava più la nona, la quale non è mai riportata nei vari libri di catechismo domenicale) richiamano esattamente la relativa lucana: 
  • 10 μακάριοι οἱ δεδιωγμένοι ἕνεκεν δικαιοσύνης, ὅτι αὐτῶν ἐστιν ἡ βασιλεία τῶν οὐρανῶν. 
  • 11 μακάριοί ἐστε ὅταν ὀνειδίσωσιν ὑμᾶς καὶ διώξωσιν καὶ εἴπωσιν πᾶν πονηρὸν καθ’ ὑμῶν ψευδόμενοι ἕνεκεν ἐμοῦ. 12 χαίρετε καὶ ἀγαλλιᾶσθε, ὅτι ὁ μισθὸς ὑμῶν πολὺς ἐν τοῖς οὐρανοῖς· οὕτως γὰρ ἐδίωξαν τοὺς προφήτας τοὺς πρὸ ὑμῶν 
  • 10 Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 
  • 11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi. 
Ormai sappiamo cosa significa δικαιοσύνης (dikaiosynēs): non giustizia, ma rettitudine nel seguire le regole; per cui la prima e l’ottava beatitudine si completano: lo stato psicologico di sottomissione della prima beatitudine è avvallato dall'atteggiamento fisico esteriore dell’ottava, ed entrambe promettono di far parte del nuovo ordine sociale. Le beatitudini si concludono esattamente come quelle di Luca, quindi con la promessa che chi seguirà totalmente la missione del nazareno, è sicuro di avere una ricompensa nella Gerusalemme celeste, nella Sion veterotestamentaria. Anche qui il significato è reso meglio dalla traduzione della TILC: 
  • 10 Beati quelli che sono perseguitati perché fanno la volontà di Dio: Dio dona loro il suo regno. 
  • 11 Beati siete voi quando vi insultano e vi perseguitano, quando dicono falsità e calunnie contro di voi perché avete creduto in me. 12 Siate lieti e contenti, perché Dio vi ha preparato in cielo una grande ricompensa: infatti, prima di voi, anche i profeti furono perseguitati. 
Il punto è sempre lo stesso, la TILC usa termini poco giudaici, ma comunque si attiene di più al significato dei lemmi greci, confermando meglio la connessione con la prima beatitudine. Nulla di morale, nulla di spirituale, ma un atteggiamento di completa sottomissione a quanto si sta proponendo, esattamente come Luca. In mezzo a tutto questo, le promesse del "figlio del falegname": 
  • μακάριοι οἱ πενθοῦντες, ὅτι αὐτοὶ παρακληθήσονται. 
  • Beati quelli addolorati a causa delle circostanze, perché saranno consolati. 
Si è reso πενθοῦντες (penthountes) con il significato di sperimentare la tristezza, come risultato di qualche condizione o circostanza (traduzione Bauer's Lexicon) che, ricordiamolo, era di oppressione narcisistica da parte della gota politica-religiosa israelitica. Notate qui una conseguenza della prima beatitudine?
  • μακάριοι οἱ πραεῖς, ὅτι αὐτοὶ κληρονομήσουσιν τὴν γῆν. 
  • Beati quelli che stanno al loro posto, perché avranno in eredità la terra 
Si è reso πραεῖς (praeis) con il significato del non essere troppo impressionati dal senso della propria importanza, mansueto (traduzione Bauer's Lexicon), cioè di chi se ne sta al suo posto e obbedisce. Se rileggete la prima beatitudine, non potrete non trovarci una conseguenza anche qui. 
  • μακάριοι οἱ πεινῶντες καὶ διψῶντες τὴν δικαιοσύνην, ὅτι αὐτοὶ χορτασθήσονται. 
  • Beati quelli che avvertono il desiderio di fame e sete della rettitudine, perché saranno saziati 
Ovviamente qui non c’è più bisogno ulteriormente di rifare il discorso sulla rettitudine, soprattutto qui si trova la sintesi delle due beatitudini sopra e la conseguenza sintetica della prima beatitudine. Per comprendetele meglio, basta leggere cosa successe a Nadab e Abiu, figli di Aronne, perché non rispettarono queste tre indicazioni: 


Levitico 10:1-4 versetti in italiano tratti dalla TILC: 
1 Nadab e Abiu, figli di Aronne, presero ciascuno un braciere e vi misero braci, sulle quali sparsero del profumo. Così presentarono davanti al Signore un'offerta di profumo, che il Signore (YHWH) non aveva loro ordinato. 2 Una fiamma uscì allora, davanti al Signore (YHWH), e li bruciò vivi sul posto. 3 Mosè disse ad Aronne: 'Il Signore (YHWH) vi aveva avvertito di questo, quando disse: Io voglio che quelli che si avvicinano a me rispettino la mia santità e mi rendano gloria alla presenza di tutto il popolo'. Aronne restò in silenzio. 


Il passo è chiaro, chi fa di più di quanto richiesto e lo fa per sé stesso, quini ha avuto un comportamento narcisista e non per la gloria di YHWH (prima beatitudine), verrà punito con la morte dallo stesso YHWH. Pertanto, ecco spiegato la prima e le successive tre beatitudini; rileggete il passo così: 
  • Due figli del sommo sacerdote si prendono la briga di fare un’offerta per sé, mettendosi in mostra, quindi opprimendo il popolo che non poteva farlo; 
  • Hanno deciso di iniziativa di contravvenire, per il proprio ego, alla legge data, non sono stati al loro posto; 
  • Conseguenza dei due punti sopra, la rettitudine alla legge è completamente mancata, quindi punizione!
State gridando alla blasfemia? Mi spiace per voi, ma nel brano pure lo schema delle prime due beatitudini al futuro, che trovano compimento nella terza, è rispettato. Basta leggere le beatitudini con in mano il vecchio testamento per comprenderle e per capire che ci si trova difronte allo stesso significato dato da Luca: beati voi che ora avete fame: Dio vi sazierà e guai a voi che ora siete sazi, perché un giorno avrete fame. La fame, quella reale è figlia di che cosa? Dell’atteggiamento uguale a quello dei figli di Aronne, non trovate? Di chi vuole prendersi i posti migliori per sé, a discapito delle norme e degli altri. Quindi le prime tre beatitudini al futuro sono sintetizzate in Luca da quelle riportate in corsivo poche righe sopra. Questo non significa trasformare YHWH in un santo, anche perché uccidere i due figli del sommo sacerdote, così, a bruciapelo, senza appello, è assai crudele, ma sicuramente molto coerente con le sue direttive e imparziale! 
Ora si va ad analizzare le altre tre al futuro: 
  • μακάριοι οἱ ἐλεήμονες, ὅτι αὐτοὶ ἐλεηθήσονται. 
  • Beati gli empatici, perché riceveranno empatia. 
Si è reso ἐλεήμονες (eleēmones) con essere preoccupati per le persone nei loro bisogni, e ἐλεηθήσονται (eleēthēsontai) con essere molto preoccupati, attenti per qualcuno che ha bisogno (traduzione Bauer's Lexicon). Stiamo qui parlando di persone disposte a essere in sintonia con il gruppo, in grado di entrare in risonanza con chi ha difronte.
  • μακάριοι οἱ καθαροὶ τῇ καρδίᾳ, ὅτι αὐτοὶ τὸν θεὸν ὄψονται. 
  • Beati quelli che lavano nelle acque dalla purificazione la parte decisionale, perché loro il dio dona attenzione. 
Si è reso καθαροὶ (katharoi) con essere puliti o privi di adulterazione della materia, puri in modo cerimonialmente, καρδίᾳ (kardia) come centro e fonte dell'intera vita interiore, delle decisioni morali, della vita morale, dei vizi e delle virtù, e ὄψονται (opsontai) con percepire con gli occhi, catturare la vista, notare (traduzione Bauer's Lexicon). Qui si intente avere un comportamento puro, secondo quanto previsto dalla legge che è fare specifiche cose per la comunità e YHWH
  • μακάριοι οἱ εἰρηνοποιοί, ὅτι αὐτοὶ υἱοὶ θεοῦ κληθήσονται. 
  • Beati quelli che riescono a mediare le situazioni ostili, perché loro figli il dio saranno proclamati. 
Si è reso εἰρηνοποιοί (eirēnopoioi) con coloro che mediano le situazioni di conflitto, e si è reso κληθήσονται (klēthēsontai) con il termine ebraico קָרָא (qara) proclamare. Qui è la sintesi delle altre due: chi è empatico e segue la via pura della legge data da YHWH per il popolo, può solo diventare colui che lima gli spigoli nella comunità. Tant’è che YHWH ordina a Mosé questo: 


Levitico 19:11-18 versetti in italiano tratti dalla TILC: 
11 'Non rubate, non dite menzogne e non usate inganno a danno dei vostri connazionali. 12 Non giurate il falso, servendovi del mio nome. Voi disonorereste così il mio nome: Io sono il Signore (YHWH) vostro Dio (elhoim). 
13 'Non opprimete nessuno e non rubate nulla; non trattenete fino all'indomani il salario dovuto a un operaio. 14 Non insultate un sordo e non mettete ostacoli davanti a un cieco. Dimostrate con il vostro comportamento che mi rispettate. Io sono il (YHWH) vostro Dio (elhoim). 
15 'Non commettete ingiustizie nei vostri giudizi: non avvantaggiate il debole, non favorite un potente, ma rendete giustizia in modo equo verso i vostri connazionali. 16 Non diffondete calunnie sulla vostra parentela. Non spargete contro il vostro prossimo accuse che Io facciano condannare a morte. Io sono il Signore (YHWH). 
17 'Non covate odio contro un fratello, ma non esitate a rimproverarlo, per non caricarvi di un peccato nei suoi riguardi. 18 Non vendicatevi e non conservate rancore contro i vostri connazionali. Ciascuno di voi deve amare il suo prossimo come se stesso. Io sono il Signore (YHWH). 


Notate come si richieda empatia (comprensione del prossimo in modo equo), di rimanere nella rettitudine della norma (nella purità comportamentale) e quindi creare un clima di pace. Anche qui è rispettato il confluire del primo e del secondo comportamento nel terzo. 
Il tema è che per comprendere a pieno la seconda parte delle beatitudini, così come le prime tre analizzate sopra, è d’uopo leggere il levitico e i suoi capitoli. In questo libro YHWH emana tutte le sue leggi pratiche, ed è chiaro come chi abbia attenzioni eque e giuste verso il prossimo, avrà il medesimo trattamento, chi rimanga nella via della purezza (senza difetto né fisico, né di comportamento), avrà attenzione da parte di YHWH e chi eviti di creare attriti all'interno della comunità (vedere tutte le norme sessuali con espliciti motivi di evitare litigi: levitico 18:18 'Non dovete sposare una sorella di vostra moglie, fin tanto che essa è viva. Ciò rischierebbe di provocare delle liti.'), farà molto gradimento a YHWH a tal punto che verrà portato sul palmo di mano.
Anche se i soliti detrattori staranno, ora, cercano di trovare tutti i contro argomenti del caso, il punto è che le traduzioni più letterali e uniformi alla cultura israelita, da cui proviene il rabbino, conducono a una sola conclusione, cui Luca era arrivato nella seconda beatitudine e ammonizione al futuro: beati voi che ora piangete: Dio vi darà gioia e guai a voi che ora ridete, perché sarete tristi e piangerete. Chi piange? Chi non trova empatia nel suo vicino, perché sarà scartato; chi non mantiene un comportamento in linea con gli atteggiamenti imposti, perché si commetteranno ingiustizie; chi non cerca di mitigare gli attriti, perché cercherà di prevaricare. Così le ultime tre beatitudini mattiane trovano sintesi in quella lucana , come visto sopra per le prime tre al futuro.
Evitate ora di pensare che quanto fin qui detto sia apologetico di YHWH, cercando di presentare questo personaggio, e il suo presunto "figlio", come soggetti illuminati. Assolutamente no! Quello che si sta cercando di dimostrare è che le beatitudini, così come le istruzioni date dal signore di Israele al suo popolo, altro non sono che norme militari. Pensare ai corpi speciali di qualsiasi esercito, e vi troverete:

  • obbedienza
  • dedizione
  • spirito di sacrificio
  • spirito di gruppo
  • ecc
tutti aspetti che sono tranquillamente sovrapponibili alle beatitudini, pur sapendo che un berretto verde non è propriamente un agnello mansueto. Questo sono le beatitudini, così come le istruzioni date YHWH: una norma comportamentale affinché chi voglia far parte del progetto, abbia ben chiaro come vivere all'interno del sistema proposto. Nulla di filosoficamente etico o che tocchi mondi spirituali. Il motivo che queste norme portino a pensare a Gesù come un grande maestro di vita e introduttore di insegnamenti spirituali elevati, deriva dal fatto che le beatitudini sembrano essere migliorative della più semplice e diretta legge del taglione: occhi per occhio e dente per dente. La mistificazione sta in quel sembrare migliorative, infatti il nazareno aggiungerà nel proseguo del discorso della montagna:



Matteo 5:21-22 e 5:27-28 versetti in italiano tratti dalla TILC:
21 'Sapete che nella Bibbia è stato detto ai nostri padri: Non uccidere. Chi ucciderà sarà portato davanti al giudice. 22 Ma io vi dico: anche se uno va in collera contro suo fratello sarà portato davanti al giudice. E chi dice a suo fratello: 'Sei un cretino' sarà portato di fronte al tribunale superiore. Chi gli dice: 'Traditore' sarà condannato al fuoco dell'inferno.
[...]
27 'Sapete che nella Bibbia è stato detto: Non commettere adulterio. 28 Ma io vi dico: se uno guarda la donna di un altro perché la vuole, nel suo cuore egli ha già peccato di adulterio con lei.


Ecco il vero compimento, l'accusa non è più solo basata sul comportamento, ma anche sull'intenzione. La legge di YHWH, che si basava solo sull'esteriorità, viene spostata anche a livello psicologico, arrivando così a eliminare di fatto i comportamenti narcisisti dei farisei, scribi e sadducei. Ecco il vero cambio di paradigma nella lettura della torah. In altre parole la norma è più restrittiva, permettendo così di avere un sistema legislativo più stringente e coercitivo. Il buonismo del "figlio del falegname", che si vuol fare sempre emergere dalle beatitudini, è perché il passo viene preso e tolto da tutto. Tolto dal contesto storico che Luca descrive, tolto dal contesto dell'intero messaggio fatto dal rabbino di Nazareth, tolto dalla particolare cultura israelitica da cui trae la sua linfa. Tolto da tutto ciò, le otto più una enunciazione hanno tutt'altra portata: sembrano il messaggio di un guru spirituale illuminato. E' come prendere una porzione della Guernica e cercare di capirla senza vedere il quadro nel suo insieme, conoscere in quale sostrato storico-societario è stato realizzato, in quale stato si trovava l'autore. Senza tutto ciò, assume un significato diverso non trovate?
Detto questo, ora è sicuramente molto più semplice comprendere lo schema riportato nell'articolo di sei anni fa: 
  • 1° Un atteggiamento di subordinazione completa come qualità di 
    • 2° Chi è addolorato dalla situazione in cui vive 
    • 3° Chi sa stare al proprio posto nella vita 
    • 4° Chi anela a vivere in completa osservazione della legge 
  • 8° Un atteggiamento di completa dedizione alla legge come qualità di 
    • 5° Chi sa mettersi sulla stessa lunghezza del proprio vicino 
    • 6° Chi mantiene un comportamento puro in linea con la legge 
    • 7° Chi sa trovare una mediazione tra gli attriti per il bene della legge 
Come visto, la prima e l’ultima reggono le tre + tre in mezzo. Le prime tre, delle sei centrali, riguardano un comportamento sottostante al pensiero di sottomissione della prima. Le seconde tre, delle sei centrali, riguardano un intento psicologico che sfocia nel comportamento dell'ultima. A questo punto è chiaro che il tutto ha finalità puramente propagandistiche, di mostrare una via psico-comportamentale atta a esaltare la bellezza derivante della sottomissione alla missione contro il sistema interpretativo della legge di Gerusalemme. Per questo il rabbino di Galilea si può permettere di aggiungere: 


Matteo 5:19-20 versetti in italiano tratti dalla TILC: 
19 'Perciò, chi disubbidisce al più piccolo dei comandamenti e insegna agli altri a fare come lui, sarà il più piccolo nel regno di Dio. Chi invece mette in pratica i comandamenti e li insegna agli altri, sarà grande nel regno di Dio. 20 Una cosa è certa: se non fate la volontà di Dio più seriamente di come fanno i farisei e i maestri della Legge, non entrerete nel regno di Dio. 


Sostituite sempre “regno di dio” con nuovo ordine sociale, è tutto tornerà. Il rabbino nazareno ha compiuto un reclutamento bello buono, con tanto di dettagliate regole comportamentali per essere certo di avere al seguito un gruppo compatto, focalizzato sull'obiettivo e determinato a far fronte alle inevitabili difficoltà. Purtroppo i vangeli sono scritti circa 40 anni dopo gli eventi narrati, per cui molte storie hanno subito precisi rimaneggiamenti per mostrare vincente qualcuno che, in corso della campagna, forse vincente non è stato. I due agiografi, infatti, si sono sforzati di mostrare come le promesse di questo sermone di arruolamento siano state mantenute dal leader del movimento: cibo offerto, conforto dato, empatia messa in campo, generosità, senso del sacrificio, dedizione alla causa. Questi aspetti del discendente della casa di Davide, tuttavia, affondano il loro significato in un altro sostrato: quello di essere propagandistico; seguite le regole e otterrete quanto hanno ottenuto quelli che l'hanno seguita (meraviglie su meraviglie).  La prova di questo ovviamente è impossibile da ottenere partendo dai testi in nostro possesso, anche perché hanno dovuto passare al vaglio della censura medioevale della chiesa stessa. Comunque è una tesi che poggia sull'interpretazione degli stessi testi greci e ebraici oggi in nostro possesso, sulla cultura che permeava il periodo di Gesù e sul fatto che in alcuni punti dei vangeli (vedere l'articolo smetterla o va bene così, presente su questo blog) sono gli stessi evangelisti a mostrare il lato militare e guerrigliero dello stesso capo dei dodici.
Come sempre, non andate a chiedere al sistema ecclesiale conferma, mai e poi mai toglieranno la maschera di mite agnello sacrificale a Gesù. Questo perché sulla "speranza" della salvezza da parte del nazareno, hanno costruito un sistema di fidelizzazione  del credente. O forse perché in realtà è ancora in atto il medesimo progetto di reclutamento per cercare di portare più seguaci possibili a quella persona che deve tornare... chi lo può dire? Sta di fatto che ammettere che il loro pastore umile e misericordioso, altro non era se non un leder rivoluzionario senza obiettivi spirituali, ma puramente funzionali alla sua missione, vorrebbe dire che hanno preso per i fondelli miliardi di persone da oltre due millenni. Comunque noi, ora , grazie alla storiografia lucana e al sostrato giudaico mattiano, abbiamo potuto comprendere quello che potrebbe essere stato il più autentico intento del betlemita nel suo discorso. Sicuramente, grazie ai parallelismi e a quanto analizzato in questi quattro articoli, sono più chiari i motivi che ci hanno spinti a fare questo lungo giro tra i due vangeli. Forse tra qualche millennio, quando anche l'impero religioso cristiano cesserà il suo corso, queste analisi verranno fatte più liberamente e con meno veli di omissione per tornaconto personale.

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