Μακάριοι (Macarioi) beati: inno morale o incitamento alla rivoluzione? (seconda parte)



Nell'articolo precedente abbiamo compreso che due dei quattro vangeli canonici riportano il discorso riguardante i beati: Matteo e Luca. Di questi due racconti, la loro narrazione sembra essere differente. Inoltre, per comprendere a pieno la valenza delle beatitudini, ci siamo addentrati più a fondo nel contesto narrativo di Luca, per intendere l’essenza storica, quella sociale e quella politica, arrivando a toccare l'auto proclamazione del rabbino nazareno come inviato di YHWH, attraverso la richiesta esplicita e la lettura del capitolo 61 di Isaia. 
Perché Gesù vuole proprio questo passo? Perché questo è il rotolo in cui Isaia annuncia la liberazione di Israele tramite la sua venuta. Annuncia l'anno di grazia del Signore! Non a caso Isaia è considerato, insieme a Elia, il più importante profeta dalla religione ebraica. Basta leggere attentamente questo intero capitolo 61, per capire i motivi di tale rilievo. Qui Isaia proclama la sua attività di liberazione del popolo d'Israele dal giogo della schiavitù, donando tutte quelle gioie che il popolo "eletto" attendeva come da promessa יְהוָ֨ה (Yahweh/YHWH) - si evidenzia, per chi non avesse letto gli altri articoli presenti nel blog, che nel vecchio testamento ogni qualvolta trovate la parola signore, in realtà nel testo ebraico c'è scritto יְהוָ֨ה (Yahweh). Tutto questo rende il passo letto da Gesù decisamente significativo per gli scribi, i sacerdoti, i farisei e il popolo di Israele in generale. Ricapitolando, ci troviamo nella sinagoga di un importante centro religioso e il nostro personaggio, che sembra iniziare da qui la missione affidatagli, sta leggendo volutamente il rotolo dei rotoli e dice di essere lui il compimento di quanto in esso è contenuto! Dice, in altri termini, di essere l'inviato da יְהוָ֨ה (Yahweh)! Quindi, cerchiamo di attualizzare, è come se un sacerdote, che normalmente celebra la funzione domenicale, un bel momento decide di prendere l'incipit del vangelo di Giovanni (Giovanni 1:1 In principio era il verbo, il verbo era presso dio e il verbo era dio) e, una volta letto, afferma di essere lui il "verbo" (il "logos") a cui ci si riferisce nel brano! Come pensate che possa reagire l'assemblea? Ecco, la situazione è più o meno la stessa! Il nazareno fa la medesima cosa, ottenendo la medesima reazione che avete immaginato. Ne è la prova il versetto successivo dello stesso Luca: 


Luca 4:22 versetti in italiano tratti dalla TILC: 
22 La gente, sorpresa per le cose meravigliose che diceva, gli dava ragione ma si chiedeva: 'Non è lui il figlio di Giuseppe?'. 


Specifichiamo subito un paio di cose: 
  • Il verbo greco, del testo antico a nostra disposizione, che è reso in italiano con la traduzione “gli dava ragione”, è ἐμαρτύρουν (emartyroun). Prima di tutto va rilevato che è coniugato al plurale e non al singolare, poi significherebbe “erano testimoni”, cioè erano pienamente presenti all'attività dell’assemblea;
  • Il costrutto della frase in greco è un po’ diverso da quello riportato in italiano: “E tutti erano testimoni di lui ed erano meravigliati dalle parole di speranza che stavano procedendo fuori dalla bocca di lui”; 
Ovviamente non c’è bisogno di capire che tipo di meraviglia potesse essere! Il popolo israelita è, nel tempo dei fatti, sotto l’egemonia romana. Non c’è più un re, siamo nell'esilio cosiddetto romano e questo si mette a parlare di anno di grazia. “Ma dove?”, oggi si direbbe! E’ pertanto inevitabile la domanda: “questo non è il figlio del falegname?”. Curiosamente l'agiografo cerca di mostrare la convinzione di Gesù attraverso una reazione indispettita dello stesso. Viene espressamente evidenziato come il sermone del rabbino sia rivolto a schernire l'assemblea, ricordando al popolo e alla classe religiosa come YHWH abbia deciso di dare la propria attenzione a gente "pagana",  piuttosto che al popolo di Israele: 


Luca 4:23-27 versetti in italiano tratti dalla TILC: 
23 Allora Gesù aggiunse: 'Sono sicuro che voi mi ricorderete il famoso proverbio: 'Medico, cura te stesso' e mi direte: 'Fa' anche qui, nel tuo villaggio, quelle cose che, a quanto si sente dire, hai fatto a Cafàrnao'. 24 Ma io vi dico: nessun profeta ha fortuna in patria. 25 Anzi, vi voglio dire un'altra cosa: al tempo del profeta Elia vi erano molte vedove in Israele, quando per tre anni e mezzo non cadde neppure una goccia di pioggia e ci fu una grande carestia in tutta quella regione; 26 eppure Dio non ha mandato il profeta Elia a nessuna di loro, ma soltanto a una povera vedova straniera che viveva a Sarepta, nella regione di Sidone. 27 Così pure ai tempi del profeta Eliseo, vi erano molti lebbrosi in Israele; eppure Dio non ha guarito nessuno di loro, ma soltanto Naaman, uno straniero della Siria'. 


Insomma, davanti a una reazione che si potrebbe definire quasi normale degli uditori, il "figlio del falegname" incomincia a sbeffeggiarli pesantemente, ricordando a loro come YHWH (il dio di Israele, così com'è riportato esplicitamente in Deuteronomio 32:8-14 - versetti che potete trovare in questo blog) abbia ordinato ai gradi profeti del passato di occuparsi degli "stranieri", piuttosto che del popolo con cui aveva un'alleanza. Il fatto di Elia e della vedova si trova in 1 Re 19:1-18, mentre il fatto di Eliseo si trova in 2 Re 5:1-19; questo giusto per dare ai curiosi i riferimenti per potersi andare a leggere le vicende. In entrambi i casi, il problema è legato ai re che stavano guidando Israele in quei frangenti temporali, più intenti a guardare ai propri interessi che a condurre il popolo a lodare e onorare le richieste di YHWH, quindi a rispettare l'alleanza. In altri termini, il rabbino nazareno, protagonista degli eventi sotto esame, sta equiparando l'establishment religiosa-politica del suo periodo, a quella tra le peggiori del passato. Altro che mite agnello che porge l’altra guancia, qui siamo di fronte al famoso detto: la lingua non ha le ossa, ma se le fa rompere! Ovviamente questa reazione cosa poteva suscitare nei ranghi politico-religiosi israelitici e nel popolo presente? Una reazione violenta, tant'è che: 


Luca 4:28-30 versetti in italiano tratti dalla TILC: 
28 Sentendo queste cose i presenti nella sinagoga si adirarono 29 e, alzatisi, spinsero Gesù fuori del villaggio. Lo trascinarono fino in cima al monte di Nàzaret per farlo precipitare giù. 30 Ma Gesù passò in mezzo a loro e se ne andò. 


Purtroppo la TILC non rende bene il verbo ἐπορεύετο (eporeueto), tradotto con "se ne andò". Il verbo infinito πορεύομαι (poreuomai) significa propriamente "guidarsi attraverso" e in questo caso, dove una folla adirata ha l'obiettivo di far precipitare il nostro protagonista giù dalla rupe, non è proprio un andarsene in scioltezza, ma piuttosto un intrufolarsi tra la folla e scivolare via. Insomma, un’immagine meno eroica, molto più paurosa e realistica. Le mistificazioni delle traduzioni sono davvero impressionanti! Il tutto è avvallato dal fatto che Gesù coglie la lezione e si sposta subito a Cafarnao, dove sembrava aver già avuto successo in passato (anche se Luca prima del versetto 4:23, dove menziona questo villaggio, non ne fa storia, per cui non c’è dato di sapere cosa fece Gesù in quella regione antecedentemente all'evento della sinagoga di Nazareth). Il villaggio dista a circa 50 km da Nazareth, vicino al confine con la Siria. Si potrebbe pensare che siccome Gesù abbia provato paura, stia scappando dai poteri forti, ma tale interpretazione è in contrasto con i battibecchi che lo stesso maestro sosterà più avanti nei versetti dei capitoli 5 e 6, fino alla proclamazione delle beatitudini. Tale spostamento va, quindi, letto in un modo differente, ma quale? Fortunatamente l’agiografo lo fa comprendere con il susseguirsi degli eventi. Infatti, questo spostamento non sembra sufficiente a mettere Gesù al riparo e fornirgli quella protezione che si potrebbe pensare; continuando a leggere i versetti successivi all'arrivo sulle sponde del lago di Galilea, si scopre che giungo dei supervisori, addirittura da Gerusalemme (Luca 5:17). Se si considera che l’evangelista non abbia riportato indicazioni di spostamenti rilevanti, da parte di Gesù, nei versetti antecedenti al 5:17, si può dare per scontato che i maestri della legge, giunti dalla capitale di Israele, abbiano percorso circa 170 km per arrivare sulle sponde del lago in cui si trova il rabbino. Se si contestualizza la distanza percorsa a due mila anni fa, quindi si tiene conto quanto costasse in termini di denaro e tempo percorrere una tale distanza, si può tranquillamente comprendere come un viaggio così, non sarebbe mai stato intrapreso, dalle autorità centrali, senza un motivo più che valido. 
Affrontiamo qui una possibile contestazione: a una sfuggente lettura, sembra che il maestro stia insegnando nelle sinagoghe della Galilea, quindi si stia spostando per un’area ampia. Tuttavia basta passare dalla fine del capitolo 4, all'inizio del capitolo 5, per leggere che il maestro si ferma sul lago Genèsaret, villaggio all'epoca dei fatti presente nelle vicinanze di Cafarnao. Sostanzialmente è rimasto sul lago di Galilea. 
A questo punto è inevitabile riprendere la domanda postaci qualche riga sopra: qual è il motivo che fa spostare il nostro protagonista da Nazareth a Cafarnao, continuando poi a predicare in quella zona, proibendo anche di divulgare ciò che lui fa? Le ragioni le fornisce chiramente la stessa storia del rabbino, attraverso la corretta interpretazione della famosa frase “tu sarai pescatori d’uomini”, che qui riportiamo: 


Luca 5:9-10 versetti in greco tratti dalla Nestle-Aland 28° edizione: 
9 θάμβος γὰρ περιέσχεν αὐτὸν καὶ πάντας τοὺς σὺν αὐτῷ ἐπὶ τῇ ἄγρᾳ τῶν ἰχθύων ὧν συνέλαβον,10 ὁμοίως δὲ καὶ Ἰάκωβον καὶ Ἰωάννην υἱοὺς Ζεβεδαίου, οἳ ἦσαν κοινωνοὶ τῷ Σίμωνι. καὶ εἶπεν πρὸς τὸν Σίμωνα ὁ Ἰησοῦς· μὴ φοβοῦ· ἀπὸ τοῦ νῦν ἀνθρώπους ἔσῃ ζωγρῶν. 


Luca 5:9-10 versetti in italiano tratti dalla TILC: 
9-10 In effetti Pietro e i suoi compagni, Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, e tutti quelli che erano con lui erano rimasti sconvolti per la straordinaria quantità di pesci che avevano preso. Ma Gesù disse a Simone: - Non temere, d'ora in poi tu sarai pescatore di uomini. 


Luca 5:9-10 versetti in inglese tratti dalla ESV (English Standard Version) :
9 For he and all who were with him were astonished at the catch of fish that they had taken, 10 and so also were James and John, sons of Zebedee, who were partners with Simon. And Jesus said to Simon, “Do not be afraid; from now on you will be catching men.” 


Si è voluto inserire anche la versione della ESV (che è la versione inglese avvallata dalla conferenza episcopale inglese), per far notare come i versetti 5:9-10 vengano tradotti in modo significativamente differente dalla TILC, infatti al posto di tradurre pescatore di uomini (be fishing man), così come fa la TILC (e gran parte delle versioni italiane), la ESV traduce prenditore di uomini (be catching men). Il punto è il significato del verbo ζωγρέω (zógreó ), usato in Luca 5:10 e così coniugato ζωγρῶν (zōgrōn), usato solo due volte in tutto il nuovo testamento. Il significato è questo:


Thayer's Greek Lexicon 
STRONGS NT 2221: ζωγρέω, ζώγρω; perfect passive participle ἐζωγρημενος; (ζοως alive, and ἀγρέω (poetic form of ἀγρεύω, which see)); 

1. to take alive (Homer, Herodotus, Thucydides, Xenophon, others; the Sept.). 

2. universally, to take, catch, capture: ἐζωγρημένοι ὑπ' αὐτοῦ (i.e τοῦδιαβόλου) εἰς τό ἐκείνου θέλημα, if they are held captive to do his will, 2 Timothy 2:26 (others make ἐζωγρημένοι ὑπ' αὐτοῦ parenthetic and refer ἐκείνου to God; see ἐκεῖνος, 1 c.; cf. Ellicott, in the place cited); ἀνθρώπους ἔσῃ ζωγρῶν, thou shalt catch men, i. e. by teaching thou shalt win their souls for the kingdom of God, Luke 5:10.


La prima traduzione è “prendere vivo” e, per completezza d’informazione, non è lo stesso verbo utilizzato nei versetti antecedenti, sempre da Luca, per indicare la pesca di Simon Pietro. Infitti, sia nel versetto 5:4, che nel versetto 5:9, l’agiografo utilizza il verbo greco ἄγρα (agra), che vuol dire:


Thayer's Greek Lexicon 
STRONGS NT 61: ἄγρα, (ας, ἡ (ἄγω); 

1. a catching, hunting: Luke 5:4. 

2. the thing caught: ἡ ἄγρα τῶν ἰχθύων ' the catch or haul of fish' i. e. the fishes taken (A. V. draught), Luke 5:9.


Catturare! E il vocabolario non lascia spazio a dubbi! Luca, quindi, utilizza appositamente due verbi differenti, uno per specificare l’azione di catturare i pesci e uno per l’azione di prendere vivo gli uomini, cioè “reclutare” uomini. Pertanto il vero obiettivo di Gesù, a Cafarnao, è reclutare uomini! 
La conferma di tale interpretazione è sempre riscontrabile nelle righe del vangelo. E’ sorprendentemente incredibile come l’evangelista ponga continuamente l’accento sul fatto che il “figlio del falegname” stia conquistando sempre più seguaci, a ogni giorno che passa. Qui, quindi, c’è la vera chiave di lettura di tutto il discorso finora fatto e di ciò che seguirà. Compiuta la predicazione “bomba”, nella sinagoga di un importante centro religioso quale Nazareth, con il più che probabile scopo di ottenere un consenso importante nella gota israelitica, il rabbino si deve spostare ai margini della struttura organizzativa politica religiosa del suo tempo, consapevole che il potere centrale lo aveva apertamente rifiutato e, perciò, solo nelle zone di confine avrebbe potuto trovare quel giusto terreno dove seminare. 
Le stesse azioni del “figlio del falegname”, riportate nei versetti 4:31-40, avvallano tale tesi. Dopo essersi spostato da Nazareth a Cafarnao, guarisce e scaccia demoni in giorno di sabato (Luca 4:31-39), cosa che le interpretazioni rabbiniche della legge proibiva. E’ inevitabile che questo susciti il crearsi di seguaci, molti seguaci, forse troppi seguaci. Il motivo è più che comprensibile: il benessere fisico dei possibili discepoli è perseguito, da Gesù, prima dell’osservazione di alcune norme imposte dalla classe religiosa, che stavano opprimendo le classi sociali inferiori (passano gli anni, ma l’idea che gli illuminati controllino il popolo attraverso norme morali, inventate di sana pianta, non sembra essere cambiato). 
Ovviamente tale azione produce una reazione contraria: il potere politico religioso, fino a quel momento poco attento al fenomeno Gesù, si sposta di 200 km per indagare! Cosa normalissima, se si riesuma un po’ di storia e di cronaca: il potere, qualsiasi esso sia, è sempre intervenuto là dove un fenomeno sociale di massa anticonformista si è sviluppato. La cosa da notare, tuttavia, è che dopo la proclamazione delle beatitudini, Luca non menzionerà più fenomeni d’ingerenza politco-religiosa, da parte delle autorità, fino all'arrivo del nazareno a Gerusalemme. Situazione che sicuramente ha un significato da indagare, perché è veramente strano che gli screzi avvengano solo in una porzione di racconto e non in tutto, e soprattutto perché lo scontro avviene solo in merito ad alcune regole e non per tutte; non sarà perché sono propedeutiche ad altro? Va detto che le regole date da Mosè attraverso la Torah (i primi cinque libri del vecchio testamento) sono più di 600... e quindi probabilmente diventava difficile un eventuale tentativo di smontarle tutte in un capitolo e mezzo di vangelo. E' però interessante notare come i versetti successivi all'auto proclamazione messianica, da parte di Gesù, e prima dell'evento delle beatitudini, mostrino screzi ripetuti su tre aspetti ben precisi della legge: 
  • l'arrogarsi la capacità di perdonare i peccati 
  • il digiuno e la penitenza 
  • il riposo sabbatico apparentemente non rispettato 
Inoltre, fatto degno di nota, una volta finiti i battibecchi e poco prima di proclamare le beatitudini, istituisce i suoi apostoli (denominati comunemente i dodici). Insomma a cosa serviva tutta questa parte di storia?
Finora abbiamo visto che ogni punto esposto dall'evangelista è funzionale a dimostrare qualcosa:
  • Gesù si auto proclama il messia leggendo il rotolo dei rotoli
  • Gesù viene rifiutato dell'élite politico religiosa del suo periodo
  • Gesù va a Cafarnao, al confine del potere centrale
  • Gesù guarisce di sabato a Cafarnao per ottenere consensi
  • Gesù recluta nuovi reclutatori, quali Simon Pietro e amici
  • Gesù accumula seguaci attraverso liberazioni dai problemi fisici, in alcuni casi vietando che gli stessi facciano troppa pubblicità
  • Il fenomeno Gesù è troppo esteso e arrivano da Gerusalemme gli ispettori
  • Attriti con gli ispettori in merito a specifici aspetti della legge
  • Sceglie i dodici
  • Proclama le beatitudini
  • La vita di Gesù ha una svolta significativa
Certo è che se interrogate gli attuali depositari della saggezza cattolica, o la rete, o leggete dei libri a commento dei vangeli, ecc., vi imbatterete in una serie di trattati che cercando di porre l’accento su possibili parallelismi con Mosè, oppure sull'antagonismo di Gesù alla legge, oppure sulla formazione delle nuove dodici tribù di Israele, ecc. Insomma, una moltitudine di summe teologiche su come questo personaggio possa essere identificato con il nuovo Mosè, quindi sostituisca gran parte della legge del vecchio testamento. O anche troverete una serie di arringhe dialettiche in merito a come il tutto sia un racconto simbolico per indicare il pensiero misericordioso di dio. Lasciamo ad altri queste bellissime analisi romantiche e simboliche, noi concentriamoci sui fatti narrati senza porre altri filtri. Occupiamoci di una lettura razionale e reale.
Detto questo, torniamo al contesto storico narrato nel vangelo secondo Luca, cominciamo ad analizzare il presunto contrasto relativo al perdono dei peccati (Luca 5:17-26). Sul perdono dei peccati, la situazione è piuttosto intrigata da comprendere, poiché è necessario intendere come funzionava l’attività di purificazione di un potenziale emarginato. Le norme date da YHWH a Mosè erano chiare: tutti gli esseri portatori di difetti fisici, psichici o altro, andavano messi al bando, cioè esclusi dall'accampamento. Il fine di tale allontanamento era chiara: l’eliminazione concreta di questi soggetti per mancanza di sostentamento. Tale norma era orientata alla sopravvivenza dell’accampamento, basti pensare che questa azione era compiuta anche da altri popoli guerrieri, tra cui Sparta, la quale sopprimeva i nascituri non del tutto perfetti fisicamente. Barbarie per noi oggi, ma 5 mila anni fa funzionali ad avere una popolazione in grado di combattere e lavorare nei villaggi senza problemi. YHWH, quindi, aveva ordinato ciò, con l’obiettivo di avere gente sana e forte nell'accampamento israelita, così da poter eseguire completamente e facilmente i suoi comandi di guerra (ricordiamo che uno degli appellativi di YHWH è Ish Milchamàh, cioè “uomo di guerra”). Tuttavia una volta superata questa necessità bellica, perché il popolo di Israele era diventato sedentario nella terra promessa e, soprattutto, controllato politicamente e militarmente da altri, fu più complesso giustificare le espulsioni di tutti i soggetti con problemi fisici o psichici (i lebbrosi continuavano a essere espulsi dai villaggi per questioni comunque igieniche). A questo punto doveva essere elaborata una teoria che li rendesse comunque emarginati dalla società, e fu così che i sacerdoti escogitarono di associare il problema fisico/psichico al peccato contro YHWH. Ciò rendeva impuri tutti quei soggetti con problemi fisici/psichici, costringendoli a compiere sacrifici costanti (si tratta proprio di sacrifici reali: offrire una capra, due piccioni, un bue, un toro, ecc.), in base al tipo di menomazione, quindi di peccato presunto, per ottenere la purificazione. Con questo stratagemma la classe dirigente religiosa aveva evitato di esiliare questi soggetti fuori dai villaggi, ma aveva comunque ristabilito una sorta di muro sociale tra loro e il resto degli abitanti, ottenendo pure un beneficio in termini di beni reali che entravano nel tempio (e che loro si incassavano). Il nazareno, nei versetti di Luca dal 5:17 al 5:26, è questo che contesta con il suo gesto, l’oppressione da parte del sistema centrale che ha ritarato le norme di YHWH a proprio vantaggio. Intendiamoci, Gesù qui sta facendo demagogia bella e buona! Prestate bene attenzione alla situazione: il fatto di perdonare i peccati, prima, e di far alzare dal letto il tipo attanagliato da un sonno profondo (tratteremo in altro articolo queste mistificazioni traduttrici), poi, non avviene in un luogo isolato, tra il maestro e l’élite israelitica, ma avviene difronte a molte persone lì presenti, quindi con molti potenziali seguaci a guardarlo. Oggi, nel 2019, una cosa del genere è paragonabile alle bellissime propagande di piazza in cui si promette il taglio delle tasse, più ricchezza, più giustizia, ecc.! In altri termini propaganda elettorale! Tant'è che qui i supervisori, giunti da Gerusalemme, non hanno la stessa reazione violenta avuta dai colleghi di Nazareth, pur avendo il nostro protagonista contravvenuto a una norma importante per questi signori venuti a giudicarlo. Il motivo è semplice e Luca l’ho dice “Pieni di timore dicevano: 'Oggi abbiamo visto cose straordinarie'”. Insomma hanno paura di Gesù o del fatto che ormai la folla è dalla sua parte. Altro aspetto su cui chiarirci: non si sta discutendo se il rabbino abbia fatto bene o male a fare tale gesto, non è scopo di questa analisi entrare nei meandri della morale, ma è chiaro che farlo davanti a una moltitudine di oppressi da tale norma, diventa sicuramente funzionale ad aumentare i propri seguaci. 
Lo stesso schema avviene sia per il discorso di stare con quelli di cattiva reputazione (Luca 5:27-31), sia per il digiuno (Luca 5:33-29). Tutto è funzionale a fare propaganda mostrando come le norme siano solo utilitaristiche della classe dirigente dell’epoca. Arriviamo al riposo sabatico. Poniamo l’accento sul fatto che i battibecchi intorno al riposo sabbatico iniziano dal capitolo 6 versetto 1 e continuano fino al versetto 11. Eppure alcune righe sopra, in questo articolo, abbiamo visto come in Luca 4:31-39 il rabbino abbia liberato alcune persone dai loro problemi proprio di sabato, senza che ciò creasse problemi. Il punto è che l’agiografo è veramente attendo a mostrare una cosa: Gesù si trova in terra di Cafàrnao, quindi lontano dall’élite governativa dell’epoca. Qui il messaggio di questo personaggio sta attecchendo senza nessun tipo di resistenza. I battibecchi arrivano solo quando giunge sul posto la classe politica-religiosa israelitica, a verificare cosa stia facendo il “figlio del falegname”. Prima di questa visita, il messaggio si propaga violentemente in quella terra, portando molte persone a seguire questo personaggio sicuramente molto carismatico. Tornando al riposo sabatico, la cosa da tenere a mente è che l’evangelista evidenzia solo due forme di cosiddetta violazione della legge: il raccogliere e mangiare delle spighe di grano, e il guarire una persona. Il punto è che la norma che prevede di non compiere attività il sabato, così come previsto da Mosè, include davvero molte sfaccettature, che purtroppo noi occidentali, non di cultura israelita, fatichiamo a comprendere nella totalità. Basti pensare che sia proibito, cucinare, fare shopping, disfare nodi, macellare, cacciare, costruire, demolire, ecc. Ed è in un quadro così complicato che s’innesca la polemica sul sabato: vale di più la vita o la norma. Spero di riuscire a rendere l’idea. Prendiamo la prima diatriba, quella della raccolta di spighe. Gesù e i suoi stanno contravvenendo a due specifiche norme: mietere (raccogliere) e macinare (sgranare) per sfamarsi. Stanno, quindi, andando contro la legge del riposo sabbatico al fine di soddisfare un bisogno indispensabile: mangiare. Non si tratta, perciò, di contestare il riposo sabbatico nella sua totalità, cosa che i teologi qui hanno letto, ma di infilarsi in una specifica interpretazione della norma: è più importante soddisfare un bisogno dell’uomo o la legge interpretata dallo stesso. Pertanto, nessuna guerra del rabbino nazareno contro la legge mosaica, ma sempre e solo una puntualizzazione. La conferma di tale interpretazione arriva dalla risposta del maestro, che recupera dalla tradizione israelitica l’evento di re Davide, che affamato chiede del cibo (cucinare) di sabato al sommo sacerdote, il quale gli può offrire solo del pane sacro (cioè destinato ai sacerdoti), che poi Davide consumerà con i suoi compagni (probabilmente anche mentendo, pur di aver quei pani e mangiarli; basta leggere il passo menzionato da Gesù: 1 Samuele 21:1-13), dimostrando così come esista la norma e lo spirito della norma. La medesima cosa avviene per la guarigione del tipo con la mano addormentata, nella sinagoga di sabato (evento narrato dall'evangelista subito dopo a quello della raccolta del grano). Anche qui la puntualizzazione è su cosa sia più importante, se il benessere dell’uomo o l’interpretazione della legge. Per spiegare al meglio tale aspetto della propaganda del maestro,  l’agiografo ha qui addirittura usato due eventi distinti. La necessità di Luca è chiara, se si ripulisce tutto il racconto fin qui trattato da sovrastrutture religiose: il maestro ha bisogno di seguaci per la sua missione. Non riuscendo a recuperarli nella sua terra, si sposta ai margini della Galilea, al confine con un altro paese, e li recupera rileggendo in ottica popolare le norme mosaiche, screditando così il potere centrale. Atteggiamento che hanno avuto tutti i grandi rivoluzionari della storia: ci si rivolge agli oppressi, si mostra l’avidità del potere centrale, si incita alla rivoluzione! Qui arrivano le beatitudini di Luca e quindi di Matteo.

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