L'autore

Massimo Forti nasce nel 1977 in una città della bassa Lombardia. Studia presso un liceo sperimentale, nella medesima città, acquisendo conoscenze scientifiche, commerciali e filosofiche. La sua prima passione è l’informatica, che approfondisce attraverso corsi universitari al Politecnico di Milano. In seguito comprende che è molto più significativa per lui la passione riguardante gli aspetti maggiormente psicologici della natura umana, approfondendo così temi quali il coaching e il self help. In questo percorso di scoperta della mente umana, si scontra con quello che è il tema con il peso significativo maggiore per il genere umano: la religione. E’ in questa fase che decide di approfondire autonomamente, ma frequentando seminari, incontri e con il supporto dei più moderni libri e strumenti informatici, il significato contenuto nei testi considerati sacri da milioni di persone. Conoscendo il bias denominato “effetto carrozzone” (o bandwagon): una distorsione cognitiva che induce la mente a pensare che se molti sono convinti della veridicità di una cosa, quella cosa deve essere per forza vera; l’autore ha indagato in completa autonomia, ma cercando di rispettare il più alto rigore formale e logico, le valenze dei lemmi contenuti nel libro più stampato e venduto della storia: la Bibbia. Partendo dal testo ebraico masoretico (vecchio testamento) e dal testo greco (nuovo testamento), ha sviluppato questo blog, con il preciso scopo di condividere riflessioni, in merito alla lettura di questi scritti fatta in modo meno teologica e più letterale. Lo scopo di tali riflessioni non è quello di modificare il pensiero di chi si avvicina, ma solo di fornire una lettura differente, in modo da avere la possibilità di utilizzare il proprio intelletto per un’inferenza più utile alla crescita di se stessi.


Ricordatevi sempre:
«E quando qualcuno vi propone di credere a una proposizione voi dovete prima esaminare se essa è accettabile, perché la nostra ragione è stata creata da Dio, e ciò che piace alla nostra ragione non può non piacere alla ragione divina, sulla quale peraltro sappiamo solo quello che, per analogia e spesso per negazione, ne inferiamo dai procedimenti della nostra ragione.»
(Guglielmo da Baskerville in: Umberto Eco, Il nome della rosa, p. 139)