Perché la curia romana ha bisogno del Vecchio Testamento? (terza parte)




Concludiamo questo percorso, che ha tentato di portarci a comprendere i motivi che inducono la curia romana a voler rimanere collegati al vecchio testamento. Come abbiamo visto nei due precedenti articoli, il papato ha usato abbondantemente i concetti presenti nel libro vetero testamentario, al fine di risultare teocratica. Siccome il libro neo testamentario non espone mai la volontà del presunto dio predicato dal rabbino Gesù, ma solo una deduzione per analogia con le azione di questo personaggio ebreo, era (ed è) necessario, per affermare il potere di disporre dei beni materiali e spirituali, la connessione con un testo che invece esponga chiaramente la volontà del presunto dio cristiano. Questa connessione non può e non potrà venire meno, pena la perdita di una serie di benefici che le bolle papali hanno in parte mostrato: la possibilità di avvallare e/o dirimere controversie temporali. Infatti dalla bolla Romanus Pontifex in poi, il papato romano emanerà una serie di bolle, al fine di avvallare e regolare le varie conquiste fatte dalle potenze cristiane europee. E' indubbio che questo potere riconosciuto alla curia romana, anche dai sovrani dell'euro-zona, è dettato primariamente dalla valenza storico scientifica affibbiata da ormai più di un millennio  al vecchio testamento (ricordiamo che stiamo osservando il periodo del 1.300 d.c.). Nessuno (tranne pochi studiosi considerati eretici e quindi rei di persecuzione), all'epoca, metteva in discussione la creazione ad opera del dio trascendente, veicolata dalle traduzioni di San Girolamo del vecchio testamento, e in grado di intervenire nella storia dell'universo e quindi dell'essere umano. Il tutto, soprattutto, grazie ai primi versetti del libro della Genesi. Questa valenza ha reso questo libro indubbiamente come la fonte prima della conoscenza di dio in tutta l'europa cristiana. Basti pensare che ancora oggi molti sono convinti che Adamo ed Eva siano i capostipiti dell'intera umanità, quando basta leggere questi versetti per rendersi conto che questa concezione non è presente nel libro della Genesi:


Genesi 4:13-16 versetti trattati dalla TILC (Traduzione in Lingua Corrente)

13 Disse Caino al Signore: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono. 14 Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e dovrò nascondermi lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi ucciderà». 15 Ma il Signore gli disse: «Ebbene, chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse. 16 Caino si allontanò dal Signore e abitò nella regione di Nod, a oriente di Eden.


Come sempre contestualizziamo i versetti sopra. Questi sono la parte finale della cacciata di Adamo e Eva dall'Eden. Caino, uno dei figli di Eva, ha ucciso il fratello Abele. Il presunto Yahweh (tradotto sopra con la parola Signore) punisce Caino cacciandolo dalla terra in cui in quel momento il fratricida si trovava. Leggendo attentamente è curioso notare che Caino, unico discendente rimasto di Eva, si preoccupi di altri individui fuori da quella terra. Se Adamo e Eva fossero stati i capostipiti dell'umanità (così come viene sotto inteso nel versetto Genesi 3:20), che problemi aveva Caino a essere esiliato da quella terra? Perché preoccuparsi che chiunque può ucciderlo? Chi sono questi "chiunque"? In altri termini, le terre emerse non erano vuote, ma popolate da altre razze diverse da quella da cui discendeva Caino. Quindi è una menzogna reputare Adamo e Eva (con la rispettiva discendenza) il fulcro iniziale della vita sul nostro pianeta. Ma per arrivare a questa conclusione, bisogna leggere bene i versetti della Genesi e evitare di lasciarsi condizionare dal tentativo di generalizzare, così come tentato di fare attraverso il versetto 3:20 della stessa Genesi. 
Eppure, pur oggi consapevoli di questo, nel 1300 d.c. (e ancora oggi per molti fedeli cristiani che non leggono i testi su cui si basa la loro religione) la società era convinta che Adamo e Eva fossero i patriarchi del genere umano, così come conosciuto su questa Terra. E' indubbio che questa credenza rafforzava completamente il valore del vecchio testamento, come libro fondatore della storia dell'uomo. Inoltre l'accesso allo stesso era difficile, in quanto il testo era appannaggio solo della curia romana e dei suoi diretti sottoposti, quindi anche i re e i nobili non potevano accedervi in piena libertà, così come possiamo fare noi oggi. In aggiunta, la chiesa romana era dal post concilio di Nicea che cercava di sostituire ogni possibile relazione tra uomini e dei "pagani", con la relazione tra uomini e Gesù prima, poi tra uomini e Gesù, il padre e lo spirito, ed infine tra uomini e Gesù, lo spirito, il padre e la madre. Ad ogni espansione del cerchia, a cui riferirsi come composizione della credenza cristiana, corrispondeva un sempre maggiore tentativo di appagare le varie tradizioni pagane, presenti nell'impero romano, rendendo di fatto la cristianità simile alle credenze delle popolazioni dell'impero, risultando così meno ostile da accettare e adottare. Questi due fattori: la difficoltà di accesso ai testi sacri e la  flessibilità della religione cristiana di ingerire, sostituire e far diventare come propria una festività, un'immagine, una tradizione "pagana", hanno impiantato sempre più nel profondo degli animi, sia della plebe che dei nobili, il seme della missione divina sulla terra della chiesa cristiana di Roma. Provate ad immaginare come vi potreste sentire se arrivasse qualcuno che riuscisse a spiegare ogni fenomeno, che oggi attribuiamo a questa o a quella causa, con una causa diversa, che trova una perfetta sovrapposizione a quelle precedenti, non ci farebbe dubitare delle vecchie cause e forse abbracciare la nuova? Certo le cose non sono sempre state così, ma dal 300 d.c. (secolo del concilio di Nicea) al 1300 d.c., secolo in cui viene emanata la bolla di Bonfaccio VIII che sancisce una vittoria significativa della teocrazia della chiesa di Roma, ci sono mille anni in cui certi messaggi hanno avuto modo di essere portati avanti, confutati, rivisiti e riproposti da parte dei papi, fino a far si di mettere sotto scacco i regnanti europei e le religioni pagane. 
Con questo atteggiamento di sostituzione del precedente status quo con qualcosa di simile, ma riconducibile alla propria causa, la chiesa ha fatto si che nel corso dei secoli la società d'Europa si lasciasse plagiare profondamente delle storie e dagli insegnamenti cristiani, fino a credere che la chiesa era davvero la rappresentate di dio sulla terra, accettandola così come guida. Per avvallare questa tesi, basta prendere le lettere di Cristoforo Colombo per capire come la chiesa romana fosse percepita nel 1400 d.c.. Tutto ciò è possibile per la connessione che la chiesa ha mantenuto con il vecchio testamento. Nulla di tutto ciò sarebbe potuto esserci senza quella connessione, perché sarebbe mancato il libro che parla direttamente di dio. Nel nuovo testamento il protagonista è Gesù e solo marginalmente il dio chiamato padre. Nel vecchio testamento, traducendo la parola ebraica Elhoim con Dio e Yahweh con il signore, si è reso tangibile e concreto il dio trascendente ellenico, di cui l'uomo sembra necessitare e che ha sempre indagato con i gradi filosofi greci. La domanda che sicuramente si potrebbe fare è: perché ancora oggi, pur avendo accesso alle fonti prime e avendo ormai i potenti comprensione di alcuni concetti in esso contenuti, è tenuto in considerazione? La risposta è semplice: la chiesa di Roma ne trae ancora potare! Con oltre un miliardo e duecento milioni di dichiarati seguaci, la chiesa di Roma è la religione tra le più influenti sul pianeta terra. Il ragionamento fatto fin qui (gli oltre 1000 anni di propaganda persuasiva che ha portato Cristoforo Colombo a firmarsi Xpo Ferens, ovvero “Portatore di Cristo”) vale ancora oggi per gran parte di questi "follower": il vecchio testamento è il fondamento dell'alleanza tra dio e l'uomo. Con questo folto seguito, la chiesa e le sue istituzioni più potenti, possono indirizzare i voti, quindi l'ascesa della classe politica e quindi ritrovarsi a governare il potere politico in modo meno diretto, ma comunque significativo. Ammettere che il vecchio testamento non ha nulla a che fare con dio, o con il nuovo testamento, o che è uno dei tanti racconti che popoli antichi hanno lasciato (al pari dell'eneide, dell'odissea o delle tavolette sumero-arcadiche), vorrebbe dire perdere questo potere psicologico che conta molto di più del potere fisico (vedere sempre Cristoforo Colombo). La chiesa di Roma ha ormai chiaro questo, l'ha da oltre 700 anni e cerca ancora di sfruttare questa immensa risorsa, la nostra psiche.
Detto questo, si conclude questa ricerca che non ha nessuna intenzione di protrarsi in altri lidi, come molti in internet hanno fatto. E' vero che le bolle menzionate sono le medesime di quelle utilizzate per argomentare la tesi sulla nascita del trust e della schiavitù dell'essere umano, ma a noi sono servite per avere una delle tanti fonti storiche che permettono un indagine differente: comprendere quale siano le ragioni a giustificazione della presenza del vecchio testamento nel canone dei testi sacri della religione cristiana romana. Sarà eventualmente compito di altri indagare la reale connessione di queste bolle con il trust e la teoria della schiavitù dei popoli.

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