Perché la curia romana ha bisogno del Vecchio Testamento? (prima parte)

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Numeri 31:1-18 tratto dalla bibbia TILC - Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente

1 Il Signore diede quest'ordine a Mosè: 2 'Prima di morire vendicati sui Madianiti, per quel che hanno fatto agli Israeliti!'. 3 Allora Mosè disse al popolo: 'Alcuni di voi prendano le armi e attacchino i Madianiti per vendicarci come ha deciso il Signore. 4 Ogni tribù d'Israele mandi in guerra mille soldati'. 5 Furono scelti tra i reparti dell'esercito d'Israele mille uomini per tribù: in totale dodicimila soldati, pronti a combattere. 6 Mosè li mandò tutti in battaglia, accompagnati dal sacerdote Finees, figlio di Eleazaro. Egli portava con sé gli oggetti sacri e le trombe, per il segnale del grido di guerra. 7 Essi attaccarono i Madianiti, come il Signore aveva ordinato per mezzo di Mosè. Ammazzarono tutti gli uomini di Madian 8 e uccisero i cinque re madianiti: Evi, Rekem, Zur, Cur e Reba. Uccisero anche Balaam, figlio di Beor. 9 Gli Israeliti fecero prigionieri le donne e i bambini madianiti; si impadronirono dei loro animali, dei greggi e di tutti i loro beni. 10 Incendiarono le città dove abitavano e i loro accampamenti 11 e si portarono via, come bottino, tutte le persone e tutti gli animali che avevano catturato.12 Condussero tutto nei pressi dell'accampamento, situato nelle steppe di Moab, vicino al Giordano, per presentarlo a Mosè, al sacerdote Eleazaro e a tutta la comunità d'Israele. 13 Mosè, il sacerdote Eleazaro e i capi della comunità uscirono dall'accampamento per andar loro incontro. 14 Allora Mosè andò in collera con i comandanti dei reparti e delle squadre tornati dalla battaglia. 15 Egli disse loro: 'Come? Avete lasciato in vita le donne? 16 Lo sapevate che proprio le donne madianite, istigate da Balaam, hanno spinto gli Israeliti a commettere gravi colpe verso il Signore per quello che successe a Peor. Appunto, a causa di quel fatto, un flagello ha colpito la comunità del Signore. 17 Ora uccidete tutti i ragazzi e anche tutte le donne che sono appartenute a un uomo, 18 ma conserverete in vita per voi le ragazze ancora vergini 


Giovanni 13:34-35 tratto dalla bibbia TILC - Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente: 

34 Io vi do un comandamento nuovo: amatevi gli uni gli altri. Amatevi come io vi ho amato! 35 Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se vi amate gli uni gli altri'. 


Insomma, leggendo l’inizio del capitolo 31 del libro dei Numeri, dove è chiaro che יַהְוֶה‎ Yahweh (tradotto in italiano sempre con il termine “Signore”) comanda a Mosè di sterminare i Madianiti e, ad una lettura attenta, nell’ordine era pure compreso lo sterminio di bambini e donne, viene spontaneo domandarsi che relazione abbia il vecchio testamento con il nuovo, dove Gesù parla dell’amare il prossimo, così come si evince nei versetti di Giovanni sopra. Se in aggiunta si pensa che Mosè sta eseguendo un ordine parricida, perché: 
  1. i Madianiti sono il popolo di origine della moglie di Mosè, di nome Sefora
  2. i Madianiti discendono da Madian, che è figlio di Abramo, quindi fratello di Isacco, da cui discende Giacobbe che è il capostipite delle dodici tribù di Israele 
viene davvero immediato chiedersi quale legame ci sia tra questo Yahweh e il suo presunto figlio Gesù. Queste evidenze sono sufficienti per far sorgere interrogativi in merito a cosa renda il vecchio testamento così importante per il cristianesimo. Anche perché leggendo attentamente i libri della Bibbia che trattano la storia di Israele, prima di Cristo, emerge che le dodici tribù israelitiche (come detto discendenti da Giacobbe, il quale era figlio di Isacco, il quale era figlio di Abramo, il quale discendeva da Eber, il quale discendeva da Sem figlio di Noè) hanno combattuto contro:
  1. Amalechiti, figli di Amalek, che è discendente di Esaù, che è fratello gemello di Giacobbe (il padre delle dodici tribù di Israele).
  2. Ammoniti, figli di Ammon, che è figlio di Lot e nipote di Abramo, bisnonno di Giacobbe.
  3. Moabiti, figli di Moab, che è fratello di Ammon; quindi anche Moab è figlio di Lot e nipote di Abramo, bisnonno di Giacobbe.
  4. Edomiti, figli diretti di Esaù, che è fratello gemello di Giacobbe (il padre delle dodici tribù di Israele). 
Senza continuare a riportare nomi, è già chiaro che Giacobbe, comandato da יַהְוֶה‎ Yahweh, insieme ai suoi dodici figli e alla discendenza di questi (non entriamo qui nell’annoso dilemma se il popolo uscito dall’Egitto è, o no, discendente diretto da Giacobbe e quindi realmente israelita), ha in pratica dichiarato guerra a tutta la sua famiglia. Considerando, inoltre, che tutti i popoli menzionati sopra (compresi quindi gli israeliti) discendo da Eber, capostipite del popolo ebreo, il quale a sua volta discende da Sem, capostipite del popolo semita (fonte Pentateuco, che chiunque può consultare), si deduce immediatamente che Giacobbe fu anche un grande antisemita. Qualcuno potrebbe obiettare che יַהְוֶה‎ Yahweh era il Dio di Noè, per cui Giacobbe si sarebbe addossato in autonomia la responsabilità di ammazzare cugini, zii, zie, nipoti ecc. Qui ci viene in aiuto sempre la Bibbia: 


Deuteronomio 32:8-14 tratto dalla bibbia TILC - Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente: 

8 Quando il Dio Altissimo assegnò ai popoli la terra, quando distribuì gli uomini nel mondo, segnò i confini delle nazioni e diede a ognuna un dio protettore. 9 Ma lui, il Signore (in ebraico יַהְוֶה‎ Yahweh), ha riservato per sé il popolo d'Israele, i discendenti di Giacobbe li ha fatti sua proprietà. 10 Li trovò nel deserto, nella steppa piena d'urla selvagge: si prese cura di loro e li istruì, li protesse come fossero la pupilla dei suoi occhi. 11 È stato come un'aquila che insegna ai piccoli il volo: vola sopra il nido, stende le sue ali, li aiuta e li sostiene. 12 Il Signore (in ebraico יַהְוֶה‎ Yahweh) li ha guidati da solo, non c'era con lui nessun altro dio! 13 Li condusse in una regione di alte colline: essi mangiarono i prodotti della terra. Il Signore (in ebraico יַהְוֶה‎ Yahweh) fece loro gustare miele pregiato e raccogliere ulive su terreno roccioso; 14 gli diede burro di vacche e latte di pecore e di capre; carne di agnelli grassi, di montoni pregiati e di capretti; farina del grano migliore e vino corposo delle loro uve. 


Il versetto non lascia spazio a interpretazione: יַהְוֶה‎ Yahweh non ha tutti i popoli della terra, ma solo i discendenti di Giacobbe. Inoltre, questo versetto è spettacolare perché denota chiaramente che c’è un Dio più in altro di יַהְוֶה‎ Yahweh che divide la terra, distribuisce i popoli nei confini da lui determinati e affida a queste “nazioni” un dio protettore, quindi è la dimostrazione che ci sono più dei, o meglio una gerarchia di dei (ma saranno davvero dei?). 
Ciò conferma che יַהְוֶה‎ Yahweh invia Giacobbe a mettere in atto uno sterminio parricida e antisemita per ottenere un fazzoletto di terra che è la Cananea. Qui una foto del territorio per cui hanno combattuto: 

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Verificato che יַהְוֶה‎ Yahweh è destinato solo al popolo di Israele, quindi alla discendenza di Giacobbe, cosa centra con Gesù che invece sembra essere venuto per tutti? Se Gesù è il figlio del Signore veterotestamentario, che traduce sempre il tetragramma יַהְוֶה‎ Yahweh: il presunto nome con cui è conosciuto in Israele il loro dio protettore (vedere versetti Deuteronomio sopra), significa che Gesù è figlio di uno degli dei protettori (e non del Dio Altissimo), il quale è pure antisemita e parricida? Un’ipotesi che cozza molto con gli insegnamenti altruistici del “figlio” del falegname Giuseppe. Allora come mai la chiesa, soprattutto quella di Roma, si sforza in ogni modo di tenere questa connessione con il vecchio testamento, che sembra descrivere un dio brutale, in antitesi completa con il dio della parabola del padre misericordioso, inventandosi a volte iperboli e ellissi multidimensionali per interpretare passi come quelli fin qui menzionati? 
Si potrebbe, qui, indagare se Gesù in realtà non sia stato mandato solo per le pecore smarrite delle dodici tribù d’Israele, come emerge, più di una volta, leggendo i quattro vangeli canonici, ma non è l’indagine che qui ci prefiggiamo di fare, giacché aprirebbe a una reinterpretazione della missione di quel personaggio in chiave meno ecumenica. A noi interessa comprendere se tenendo buono il vecchio testamento, qualcuno ne possa trarre dei benefici. In effetti, analizzando alcuni documenti storici della chiesa di Roma, è comprensibile come il venire meno del vecchio testamento, potrebbe far crollare alcuni benefici giuridici che su quel testo sono fatti fondare. Uno dei più famosi testi giuridici che necessitano assolutamente del vecchio testamento, con valenza di verità divina altrimenti perderebbe la sua forza fondante di storia dell’umanità, è la bolla Unam Sanctam Ecclesiam. Emanata da Papa Bonifaccio VIII nel 1302, recita questo: 


Traduzione della Bolla di Bonifacio VIII, Unam sanctam (del 18. 11. 1302): 

Per imperativo della fede noi siamo costretti a credere ed a ritenere, che vi è una sola Santa Chiesa Cattolica ed Apostolica, e noi fermamente la crediamo e professiamo con semplicità, e non c'è né salvezza né remissione dei peccati fuori di lei - come lo Sposo proclama nel Cantico: “Unica è la mia colomba, la mia perfetta; unica alla madre sua, senza pari per la sua genitrice". Essa rappresenta l'unico corpo mistico, il cui capo è Cristo, e il capo di Cristo è Dio, e in esso c´è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Una sola infatti fu l'arca di Noè al tempo del diluvio, che prefigurava l'unica Chiesa; ed era stata costruita da un solo braccio, ebbe un solo timoniere e un solo comandante, ossia Noè, e noi leggiamo che fuori di essa furono sterminati tutti gli esseri esistenti sulla terra. Questa (Chiesa) noi veneriamo, e questa sola, come dice il Signore per mezzo del Profeta: “Libera, o Signore, la mia anima dalla lancia e dal furore del cane, l'unica mia". Egli pregava per l'anima, cioè per Se stesso - per la testa e il corpo nello stesso tempo - il quale corpo precisamente Egli chiamava l'unica Chiesa, a causa dell'unità dello Sposo , della fede, dei sacramenti e della carità ecclesiale. Questa è quella veste senza cuciture del Signore, che non fu tagliata, ma data in sorte. Dunque la Chiesa sola e unica ha un solo corpo, un solo capo, non due teste come se fosse un mostro, cioè Cristo e Pietro, vicario di Cristo e il successore di Pietro, perché il Signore disse a Pietro: “Pasci le mie pecorelle". “Le mie", Egli disse, parlando in generale e non in particolare di queste o quelle, dal che si capisce, che gliele affidò tutte. 
Se quindi i greci o altri dicono di non essere stati affidati a Pietro e ai suoi successori, devono per forza confessare di non essere tra le pecorelle di Cristo, perché il Signore dice in Giovanni che c'è un solo gregge e un (solo e) unico pastore. Proprio le parole del vangelo ci insegnano che in questa Chiesa e nella sua potestà ci sono due spade, cioè la spirituale e la temporale, perché, quando gli Apostoli dissero: “Ecco qui due spade" - che significa nella Chiesa, dato che erano gli Apostoli a parlare - il Signore non rispose che erano troppe, ma che erano sufficienti. E chi nega che la spada temporale appartenga a Pietro, ha malamente interpretato le parole del Signore, quando dice: “Rimetti la tua spada nel fodero". Quindi ambedue sono nel potere della Chiesa, la spada spirituale e quella materiale. Però quest'ultima deve essere esercitata in favore della Chiesa, l'altra direttamente dalla Chiesa; la prima dal sacerdote, l'altra dalle mani dei re e dei soldati, ma agli ordini e sotto il controllo del sacerdote. Poi é necessario che una spada sia sotto l'altra e che l'autorità temporale sia soggetta a quella spirituale. Perché quando l'Apostolo dice: “Non c'è potere che non venga da Dio e quelli che sono, sono disposti da Dio", essi non sarebbero disposti se una spada non fosse sottoposta all'altra, e, appunto come inferiore, non fosse dall'altra ricondotta a nobilissime imprese. Poiché secondo san Dionigi è legge da Dio, che l'inferiore sia ricondotto per l'intermedio al superiore. Dunque le cose non sono ricondotte al loro ordine alla pari e immediatamente, secondo la legge dell'universo, ma le infime attraverso le intermedie e le inferiori attraverso le superiori. Che il potere spirituale supera in dignità e nobiltà tutti quelli terreni dobbiamo proclamarlo tanto più apertamente quanto lo spirituale eccelle sul temporale. Il che, invero, noi possiamo chiaramente constatare con i nostri occhi dal versamento delle decime, dalla benedizione e santificazione, dal riconoscimento di tale potere e dall'esercitare il governo sopra le medesime. 
Poiché la Verità attesta che la potestà spirituale ha il compito di istituire il potere terreno e, se non si dimostrasse buono, di giudicarlo. Così si avvera la profezia di Geremia riguardo la Chiesa e il potere della Chiesa: “Ecco, oggi Io ti ho posto sopra le nazioni e sopra i regni" e le altre cose che seguono. Se dunque il potere terreno devia, sarà giudicato dall'autorità spirituale; se poi il potere spirituale inferiore degenera, sarà giudicato dal suo superiore; ma se è quello spirituale supremo, potrà essere giudicato solamente da Dio e non dall'uomo, come afferma l'Apostolo: “L'uomo spirituale giudica tutte le cose; ma egli stesso non viene giudicato da nessuno." Questa autorità infatti, benché conferita ad un uomo ed esercitata da un uomo, non è umana, ma piuttosto divina, attribuita per bocca di Dio a Pietro, e resa intangibile per lui e per i suoi successori in colui che egli, la pietra, aveva confessato, quando il Signore disse allo stesso Pietro: “Qualunque cosa tu legherai ecc." Perciò chiunque si oppone a questo potere istituito da Dio, si oppone all'ordine di Dio, a meno che non pretenda come i manichei che ci sono due princìpi, il che noi giudichiamo falso ed eretico, perché - come dice Mosè - non nei principii, ma nel principio Dio creò il cielo e la terra. Di conseguenza noi dichiariamo, stabiliamo, definiamo ed affermiamo che è assolutamente necessario alla salvezza di ogni creatura umana che essa sia sottomessa al Romano Pontefice. 


Questa è una bolla che gioca su alcune regole giuridiche romane che le forniscono il potere di affermare che tutto il mondo è di proprietà della chiesa di Roma. Nello specifico, Bonifaccio VIII conosceva il possesso per occupazione res nullius, del diritto romano. Questa regola (ancora valida oggi nell’ordinamento giuridico italiano) dice che quando un bene non è di nessuno e qualcuno che può dimostrare di essere in vita ne rivendica la proprietà, questa cosa diventa sua. Nella bolla il papa del XIV secolo fa proprio questo, utilizzando queste specifiche parole: 

Una sola infatti fu l'arca di Noè al tempo del diluvio, che prefigurava l'unica Chiesa; ed era stata costruita da un solo braccio, ebbe un solo timoniere e un solo comandante, ossia Noè, e noi leggiamo che fuori di essa furono sterminati tutti gli esseri esistenti sulla terra!

Con quest’affermazione, specificando che ci sono una sola arca, un solo timoniere e identificando la chiesa con questo sistema mono barca/comandante, e affermando che non c’è più nessuno in vita (così come si evince dal vecchio testamento), la chiesa di Roma diventa la proprietaria del Mondo intero perché è res nullius (di nessuno!). Infine chiude il discorso con un passo di Geremia:

Così si avvera la profezia di Geremia riguardo la Chiesa e il potere della Chiesa: “Ecco, oggi Io ti ho posto sopra le nazioni e sopra i regni" e le altre cose che seguono.

Il punto è rafforzato dal fatto che per gran parte della bolla si cerca di precisare con vigore che tutto è uno, quindi non ci sono altri principi con cui condividere la proprietà del mondo. Anche qui si rifà al vecchio testamento con il passo: 

Perciò chiunque si oppone a questo potere istituito da Dio, si oppone all'ordine di Dio, a meno che non pretenda come i manichei che ci sono due princìpi, il che noi giudichiamo falso ed eretico, perché - come dice Mosè - non nei principii, ma nel principio Dio creò il cielo e la terra.

Solo una cosa è divisibile, il potere che si divide in temporale e spirituale, e qui Bonifaccio è stato ancora più arguto. Lo spirituale se l’è affidato sia in proprietà, che in amministrazione, fornendogli una valenza superiore a quello temporale. Per quello temporale, Bonifaccio si è affidato la proprietà, lasciando la possibilità dell’amministrazione in favore della chiesa di Roma. Quindi per avvallare tutta questa cosa, la chiesa deve per forza sostenere che il vecchio testamento sia verità ispirata da un dio unico e che abbia una certa connessione con Gesù, fondatore della chiesa stessa, altrimenti perderebbe questo potere che si è auto concessa. Infine, Bonifaccio gioca la carta dell’assenso amministrativo, cioè quello che usa ancora oggi la pubblica amministrazione verso di noi: la PM notifica una cartella esattoriale e sta al cittadino fare ricorso entro i termini previsti, superati i quali la disposizione presente nella cartella assume efficacia. Così fece il papato nel 1302 con questa frase: 

Di conseguenza noi dichiariamo, stabiliamo, definiamo ed affermiamo che è assolutamente necessario alla salvezza di ogni creatura umana che essa sia sottomessa al Romano Pontefice.

Con questa proposizione finale, il pontefice romano rimanda l’onere di dimostrare il contrario al mondo intero, composto a inizio ‘300 per la maggior da persone che non conoscono il latino (lingua in cui è scritta la bolla), o che comunque non riescono a comprendere la complessa portata giuridica. Stratagemma questo, che derivava dalla profonda conoscenza del diritto romano di questo personaggio. Per questo Dante l’ha posto in uno dei giorni più bassi degli inferi. Bonifaccio VIII assume davvero la valenza del diavolo in cattedra per la sua profonda conoscenza dei cavilli giuridici del diritto romano (che era ed è la base del legiferato europeo). Tuttavia il pontefice non fece in tempo a godere di questo astuto giochetto, perché morì l’anno successivo all'emanazione di questa bolla, nel 1303, lasciando la gestione del potere temporale in sospeso. Con questa bolla il papato sembra aver piazzato una zampata nella lotta al potere temporale d’inizio ‘300, che fino a quel punto aveva visto il braccio di ferro tra Roma e i vari imperatori e re d’Europa. Nei prossimi articoli si comprenderà più a fondo come questa bolla sia la base di un susseguirsi di concessioni che la chiesa di Roma si permette di fare ai re dell’eurozona.

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