Storia dei vangeli [1° parte]


Nell’ultimo periodo ho avuto il piacere di scambiare alcuni post in Twitter riguardanti l’argomento del titolo di quest’articolo. Poiché il tema da affrontare è piuttosto complesso, per riuscire a farcelo entrare in msg da 140 caratteri, ho deciso di mettere per iscritto, in queste righe, le mie poche conoscenze a riguardo, con l’obiettivo, quantomeno, di suscitare interesse e curiosità che vadano al di là di convinzioni aprioristiche. Inoltre sfrutterò quest’articolo come premessa filologica per la mia successiva pubblicazione inerente all'uguaglianza delle religioni, così come iniziato in Twitter e, successivamente, interrotto con la promessa di redigere un documento ad hoc.

Oggi è nostra abitudine prendere in mano il Vangelo, aprirlo e leggerne i versetti, in esso contenuto, nella nostra lingua madre: l’italiano; senza pensare o preoccuparci di tutto quello che sta dietro ad un gesto in apparenza così semplice e spontaneo.  Se ci domandiamo quando sono stati scritti i Vangeli o il resto del canone del Nuovo Testamento, la risposta che ci dobbiamo dare è: circa duemila anni fa. Ciò ci porta nel I secolo dC., periodo in cui non esisteva la stampa e le lingue utilizzate dai primi cristiani in Palestina erano l’ebraico, l’aramaico, prevalentemente parlato, oppure il greco quando si volevano destinare gli scritti ad un pubblico più vasto e dotto (con Alessandro Magno il greco era diventato la lingua internazionale del Medio Oriente a quel tempo, un po’ come l’inglese oggi).

Il Nuovo Testamento è quindi giunto fino a noi grazie ad un processo manuale di trasmissione e copiatura dei testi che per forza di cose – in tanti anni – ha creato vari problemi: errori di trascrizione da una copia all’altra, tentativi di armonizzazione dei testi, modifiche, integrazioni inserite a vario titolo, ecc… Purtroppo le fonti originali di quei testi non sono disponibili, ciò non ci permette di sapere con certezza né quando sono stati scritti veramente i Vangeli (I secolo? II secolo? Prima o dopo la distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C.?), né tanto meno cosa essi contenessero esattamente in origine o se ve ne fossero degli altri scritti dagli stessi evangelisti (cfr.: Vangelo segreto di Marco). Risposte a questi quesiti vengono date dall’archeologia, in particolare da una branchia di questa disciplina che è la papirologia: la scienza che si occupa dello studio degli antichi documenti manoscritti. E’ infatti dallo studio e dall’analisi dei documenti più antichi, delle concordanze e delle contraddizioni tra gli stessi, che è possibile tentare di risalire a quello che poteva essere il testo originario: di questo processo si occupa in particolare la critica testuale. 

Fino al XIX secolo la situazione sul fronte della ricerca e dei ritrovamenti archeologici era assai poco entusiasmante, praticamente esistevano pochi documenti molti antichi e quelli che si conoscevano non venivano studiati a fondo, il materiale di cui si disponeva – pur essendo molto ampio – era relativamente tardo e lasciava aperte tutte le ipotesi più svariate sulla nascita e sulla redazione dei testi sacri del cristianesimo. Inoltre era (ed è tuttora) opinione che nel IV secolo, a causa della situazione relativamente tranquilla che viveva il cristianesimo, fossero state preparate delle “recensioni” dei testi del N.T. ovvero rielaborazioni più o meno massicce dei testi che potevano aver corrotto in modo sostanziale i testi originari. Dal XIX secolo gli studiosi si sono messi ad esaminare approfonditamente i codici più antichi (in particolare il Codex Vaticanus e il Codex Sinaiticus, quest’ultimo ritrovato verso la metà del XIX secolo) con l’obiettivo di depurare il NT dalle possibili interpolazioni accumulatesi nel corso dei secolo e inoltre si è cominciato a scavare a fondo in Palestina, in Egitto e in tutto il Medio Oriente e non solo sul fronte della ricerca delle fonti cristiane. Dalla notte dei tempi, grazie agli scavi archeologici, sono così emersi resti importantissimi che testimoniano dell’esistenza dei Vangeli e degli altri scritti neo testamentari veramente a ridosso del I secolo e di conseguenza sono molto importanti per comprendere in che misura quello che oggi leggiamo dopo duemila anni è affidabile. I reperti ritrovati sono molto spesso piccoli e con poche lettere eppure in molti casi è possibile risalire esattamente a quale passo nuovo testamentario appartenessero in origine. Altri papiri contengono invece per intero i Vangeli e le lettere di Paolo e vengono utilizzati a fondo dalla moderna critica testuale per ricostruire il testo del NT nel modo più fedele possibile.

Oggi i manoscritti del Nuovo Testamento sono, in termini numerici, tantissimi. Disponiamo di circa 5.700 manoscritti antichi contenenti tutto o in parte il Nuovo Testamento. Di questi manoscritti circa trecento sono i grandi codici greci onciali scritti dal IV al X secolo circa, caratterizzati da un tipo di scrittura con lettere maiuscole e piuttosto tondeggianti, su cuoio o pergamena; circa 2.800 sono i manoscritti greci minuscoli, documenti scritti con lettere greche minuscole e in corsivo, in genere posteriori agli onciali; circa 2.400 sono gli antichi lezionari per uso liturgico, copie dei brani del Nuovo Testamento utilizzati in genere durante le funzioni religiose secondo il calendario delle celebrazioni. Abbiamo poi un certo numero di papiri (un centinaio circa, numerati da P1 a P127) di scoperta relativamente recente alcuni dei quali contengono soltanto stralci o poche lettere del Nuovo Testamento, molto preziosi in quanto i più antichi di essi sono stati scritti all’inizio del II secolo e sono i resti più vecchi del NT greco. La scoperta dei papiri in molti casi ha gettato una nuova luce negli studi del Nuovo Testamento. A tutti questi documenti (codici onciali, minuscoli,  lezionari, codici e frammenti papiracei) occorre inoltre aggiungere numerose altre versioni in altre lingue antiche  (latino, copto, armeno, siriaco, ecc…) giungendo così complessivamente a più di dodicimila manoscritti.

Pur disponendo di tantissime copie manoscritte si può tranquillamente affermare che non ce ne sono due che siano esattamente uguali tra loro. Nella maggioranza dei casi le differenze sono veramente trascurabili e dovute a distrazioni o negligenze, facilmente comprensibili, da parte di chi copiava manualmente i manoscritti; ma in altri casi queste differenze sono molto più complesse ed enigmatiche: basta solo dire che seguendo il testo del Codice Vaticano B e del Codice Sinaitico, due manoscritti considerati peraltro molto autorevoli ed attendibili a motivo della loro antichità, il Vangelo di Marco si chiuderebbe senza le apparizioni di Gesù e con le donne (Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome) che fuggono spaventate davanti alla tomba vuota di Gesù, senza comunicare a nessuno la notizia della sua risurrezione.

Un’altro importante punto da tenere presente nelle traduzioni del NT è che la maggior parte dei documenti più antichi, scritti in greco, sono stati redatti con le lettere tutte attaccate. Ciò non rende facile dividere le parole, perché, scrivendo tutto attaccato, in greco ci sono dei termini che, a seconda di come li dividi, possono significare una determinata parola oppure un’altra. Un esempio è nel Vangelo di Marco, quando Gesù, alla richiesta di Giovanni e Giacomo di sedere uno alla sua destra e uno alla sua sinistra, risponde: "sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per..." (Mc 10,40). In greco a questo punto c’è una parola che si scrive "àllois", che se si stacca in "all’ òis" significa: "quelli a cui il Padre li ha destinati", quindi non esclude che possano essere anche Giacomo e Giovanni; se invece questa parola la usiamo tutta intera, "àllois", la risposta di Gesù diventa: "non è per voi, ma per altri", quindi Giacomo e Giovanni ne verrebbero esclusi. Questo è soltanto un esempio, ma è per far vedere come non sia facile tradurre.

Ora vediamo di raccontare quanto detto sopra in maniera più storica, cercando di riportare, veramente a grandi linee, la storia della nascita del Canone Neo Testamentario (dandogli un tocco divertente, per non deprimere), così come lo conosciamo noi oggi. Possiamo considerare una data importante il 382 DC, anno in cui Papa Damaso incaricò San Girolamo di rivedere la traduzione dei Vangeli in Latino, che nel frattempo era stata fatta da diversi altri autori, e di tradurre dall’ebraico in latino tutto l’Antico Testamento. Ebbene, Girolamo si è messo a fare questo lavoro, un lavoro ciclopico e, naturalmente, il lavoro di una sola persona non è esente da imperfezioni e da errori. Questa traduzione è stata denominata la "Vulgata" che pian piano ha sostituito i testi originali per rimanere nella Chiesa come l’unico testo ufficiale, quello considerato ispirato. Ciò ha portato, come visto sopra, che i codici greci (non i papiri) rimasero nelle biblioteche dei monasteri; passarono i secoli e vennero completamente dimenticati, per essere ritrovati e/o riletti soltanto nel XIX secolo. Si arriva così al Concilio di Trento, nel frattempo c’è un grosso fermento nei paesi protestanti per ritradurre la Bibbia secondo i testi originali, sotto questa spinta si sente la necessità di ritradurre sia il NT che il VT, ma per i pasticci che non aveva fatto Girolamo, ci pensano i Papi. Nel 1588, Papa Sisto V, incaricò delle commissioni di rivedere il testo latino che nel frattempo, man mano che venivano fatte le copie, avevano subito delle variazioni a causa delle varie annotazione che un "Santo Padre" ci aveva messo (ricordo che all’epoca le copie erano fatte a mano, per cui i copisti potevano mettere e/o togliere di tutto, senza considerare eventuali errori di mal lettura e/o copiatura). In altri termini quello che era un commento di un santo veniva infilato nel testo, quella che era un’indicazione liturgica veniva infilata nel testo. Queste commissioni fecero un lavoro ben fatto, anche perché avevano degli strumenti di lavoro ottimi, essendo riusciti a recuperare alcuni codici originali. Ma al Papa non piacque e rivisitò il tutto di persona. Un disastro! Tagliò interi brani ed aggiunse devozioni proprie; una vera catastrofe! E fu la "Bibbia Sistina". Quando la pubblicò nel 1590 minacciò di scomunica maggiore (significa che una volta fatta è definitiva, nemmeno un altro Papa la può togliere) chiunque, da quel momento, avesse ritoccato la Bibbia. La Bibbia detta la "Vulgata" viene quindi stuprata da questo Papa. Arriva il Papa successivo, si accorge di avere tra le mani un disastro e incarica una commissione di rivederla: tolgono tutto quello che Papa Sisto ci aveva messo. Ma come si poteva fare? Non si poteva mica dire che un Papa aveva sbagliato! Perché se si ammetteva che il Papa poteva sbagliare, poteva sbagliare anche in altri campi. Allora, hanno pubblicato una Bibbia togliendo tutti gli errori che aveva infilato Papa Sisto, meno - e questo è tragico - quei brani che l’uso liturgico aveva reso abituali tra i fedeli, e meno quelle verità teologiche che si insegnavano nelle facoltà. Per salvare capra e cavoli, l’hanno pubblicata sotto il nome di: "Bibbia Sistina revisionata, secondo le intenzioni di Papa Sisto, da parte di Papa Clemente". Quindi, Clemente ha tolto tutto quello che Sisto aveva messo nella Bibbia dicendo, però, che era stata pubblicata secondo le intenzioni dello stesso. Ebbene, questa Bibbia è il testo ufficiale che è stato in vigore nella Chiesa fino al Concilio Vaticano II! Quindi, per quattrocento anni tutta la teologia, la dogmatica, la liturgia, la sacramentalità, la spiritualità della Chiesa cattolica si sono basate su un testo che non era autentico e, come vedremo, zoppicante. Il Concilio Vaticano II, in maniera elegante, manderà in pensione questa "Vulgata" ed inizieranno le nuove traduzioni. 

Cosa dire? Oggi abbiamo tutto il materiale di cui vi parlavo all’inizio di quest’articolo, questo garantisce di avere tra le mani pubblicazioni tipo il Novum Testamentum Greace 28° edizione, pubblicato a settembre del 2012 (il vangelo che uso io), aderente per un buon 90% alle versioni che usavano nel I secolo DC le comunità cristiane. Ma ciò vuol dire anche che sono solo cinquant’anni, dal CVII, che siamo ritornati a leggere il messaggio del Maestro così come poteva essere trasmetto subito dopo la sua morte. Tanti pezzi di Vangelo che abbiamo imparato a conoscere nei secoli, non sono nel testo originale e bisognerebbe toglierli. Non possiamo fondare l’insegnamento, la consapevolizzazione dell’essere umano, basandoci su un testo che non è quello che ci hanno trasmesso coloro che ci dovevano trasmettere il messaggio del Maestro, ma è magari l’idea pia di un monaco, o l’idea bislacca di chissà chi! Bisogna depurarlo! E sono decine i brani del Vangelo che non sono nel testo originale e che bisogna eliminare! Quali sono? Ad esempio, come dicevo sopra, il più clamoroso è tutto il finale del Vangelo di Marco. Il Vangelo di Marco termina al capitolo 16 con l’annuncio della resurrezione di Gesù, ma senza le prove (Mc 16,8). E dopo qualche decennio ci hanno messo un’aggiunta, non l’hanno considerata buona e perciò, in seguito, ne aggiungono un’altra (Mc 16,9-20). Altri esempi, citando soltanto i più importanti. Prendiamo Matteo: al capitolo 16 c'è l’episodio dei farisei e dei sadducei che si avvicinano a Gesù per fargli una richiesta. Dice: "I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo. Ma egli rispose: «Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo, perché il cielo rosseggia; e al mattino: Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo. Sapete dunque interpretar l’aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi? Una generazione perversa e adultera cerca un segno, ma nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona»". E lasciatili, se ne andò" (Mt 16,2-4). Ecco: da "Quando si fa sera..." fino a "... segni dei tempi?" è un’aggiunta che non c’è nel testo originale. Provate a leggere il brano senza quest’aggiunta e vedete come fila bene: "I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo. Ma egli rispose: «Generazione perversa e adultera ...»". Era un’aggiunta che non ci stava e, coma tale, va tolta. Un altro esempio: nel Vangelo di Matteo c’è un "guai" in meno per i farisei, quel "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che divorate le case delle vedove" (Mt 23,14). Ci sono delle aggiunte che possono più o meno inficiare la nostra spiritualità, mentre altre no; una di queste aggiunte, che ha avuto una conseguenza così nefasta nella spiritualità, la troviamo in Marco al capitolo 9. Nella guarigione dell’epilettico, quando i discepoli chiedono a Gesù il perché loro non sono riusciti a cacciare il demonio, Gesù risponde che "Questa specie di demòni non si può cacciare in alcun modo, se non con la preghiera e con il digiuno" (Mc 9,29). Nelle ultime traduzioni, il digiuno non c’è più; si trattava, infatti, di un’aggiunta apportata nel Medioevo da un monaco, quando questa preghiera era invalsa nei circoli monastici sulla pratica del digiuno. In realtà Gesù dice: "Questa specie di demoni si caccia soltanto con la preghiera"; il monaco ci aggiunse anche il digiuno. Ecco l’importanza che nella spiritualità cristiana ha avuto quella che è una pratica negativa, che Gesù esclude nel gruppo dei suoi! Gesù dice che quando c’è lo sposo ad una festa di nozze, non si digiuna; quindi una pratica che era negativa e che Gesù ha escluso - a meno che una persona non lo faccia per motivi dietetici, o di salute - è stata contrabbandata come la pratica voluta da Gesù. Nel Vangelo di Luca, per esempio, nella guarigione dell’emorroissa, quando si dice che questa donna era da tanti anni ammalata, un copista, aggiunge: "Questa donna, avendo speso tutto il suo avere per i medici..." (Lc 8,43). Ma questo, nel testo originale non c’è: è un’aggiunta di un copista. Sempre per rimanere nel Vangelo di Luca, c’è un altro episodio, quello dell’agonia di Gesù nel Getzemani. Ebbene, nell’agonia di Gesù nel Getzemani, siccome era scandaloso che il Maestro, ritenuto figlio Dio, disperato e che grida al Padre, non riceveva nessuna risposta, hanno pensato bene di metterci un intervento di Dio. Conoscete tutti quanti l’episodio in cui Gesù suda sudore e sangue e scende un angelo dal cielo a consolarlo (Lc 22,43-44); bene nel testo originale non c’è! E così nel Vangelo di Giovanni, al capitolo 5, nella guarigione del paralitico, quando è scritto che "un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l’acqua; il primo ad entrarvi dopo l’agitazione dell’acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto" (Gv 5,4). Come, sempre in Giovanni, non è presente nei testi più antichi la Pericope dell’adultera (Gv. 8,1-11).

In questa prima parte abbiamo visto come il NT sia stato, nel corso dei secoli, un testo non conosciuto e che, come tutte le cose non conosciute, oggi sta portando a galla una serie di novità interessanti sul fronte dell’insegnamento. Continueremo nella prossima puntata con il VT, perché anche lui ha subito le sue belle vicissitudini e, solo oggi, sta subendo una nuova traduzione.

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